Il siero russo piace a Ema. Via da oggi alla revisione e poi il viaggio a Mosca. "Dati molto promettenti"

Ormai tutti vogliono lo Sputnik. È un'alleanza trasversale che non conosce colore politico, ma che si muove in nome dell'emergenza

Il siero russo piace a Ema. Via da oggi alla revisione e poi il viaggio a Mosca. "Dati molto promettenti"

Ormai tutti vogliono lo Sputnik. È un'alleanza trasversale che non conosce colore politico, ma che si muove in nome dell'emergenza. Ora non c'è solo Silvio Berlusconi o Matteo Salvini a fare il tifo per vaccino russo, il coro dei supporter si arricchisce con il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini che chiede chiarezza sul prodotto e si augura una veloce autorizzazione per aumentare il carnet dei prodotti anti-Covid.

E mentre la politica si contende la prossima new entry, all'Ema da oggi partono con la revisione a cicli dello Sputnik. Un passaggio importante, che garantisce un'accelerazione dell'approvazione e fa sperare in una commercializzazione in tempi relativamente brevi. Ad Amsterdam gli esperti hanno finito di analizzare i dati preliminari e li hanno valutati ottimi, molto promettenti. Il vaccino, inoltre, vanta un'elevata efficacia di copertura, il 91 per cento, che sbaraglia anche i concorrenti ad mRna. Quello che, in particolare, convince gli studiosi dell'Ema è la tecnologia a doppio vettore di questo siero. In pratica, sembra una combinazione di due vaccini che rafforza l'efficacia della protezione. Un'idea vincente lodata sia dalla rivista The Lancet, sia dall'analisi effettuata allo Spallanzani.

E dunque, dopo un periodo di difficile comunicazione nella consegna dei dati sperimentali da parte della azienda russa produttrice, all'Ema si procede spediti tanto che gli ispettori dell'Ente regolatorio europeo si stanno preparando (entro le prossime settimane) partire per la Russia e verificare se ogni sito produttivo rispetti le regole della catena di produzione. La strada, dunque, è relativamente lunga: Ema deve verificare in primo luogo la sicurezza del vaccino, gli eventi avversi e la reale efficacia sulla base di dati più dettagliati. Ma, se tutto va bene, ad aprile sarà approvato e distribuito un vaccino politicamente «scomodo». Bruxelles dovrà infatti ammettere di aver adottato una strategia sbagliata, un po' miope e eccessivamente fiduciosa nei confronti dei colossi farmaceutici. Che hanno fatto diversi «bidoni» all'Europa, impegni disattesi e consegne rinviate in nome di più o meno fondati problemi tecnici e di produzione. E mentre la Ue perde pezzi di paesi che si comprano dosi in autonomia, anche Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell'Agenzia del farmaco Ema, ammette: «Si può sicuramente dire che la Ue non abbia fatto la negoziazione più vantaggiosa per tutti» perché ha gestito una complessa operazione con lo scomodo ruolo di «cliente» di Big Farma invece che di «partner».

Ma la pandemia corre veloce assieme alle pericolose varianti che minano anche l'efficacia dei vaccini in distribuzione. I ritardi nelle consegne delle dosi non sono più accettabili. In Italia ormai tira aria di insofferenza, se non di ribellione. Ed è necessario trovare nuove strade e più affidabili: «Vorremmo e chiediamo chiarezza sul vaccino russo», dichiara Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle regioni. «Se ha validità ci auguriamo l'autorizzazione e l'acquisto per aumentare le dosi in circolazione». «Bene che il governo abbia messo in cima alle priorità il reperimento di nuovi vaccini. È quanto chiediamo noi e chiedono i sindaci aggiunge . È quello che si aspettano le nostre comunità e i nostri cittadini».

Bonaccini critica anche le forniture mancate e lancia un appello al premier Mario Draghi. «Noi chiediamo al governo di fare ogni sforzo possibile per l'aumento delle forniture, perché arrivino quelle che sono state tagliate e affinché le multinazionali aumentino la produzione».

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