
Venerdì il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha approvato una legge delega al governo sul nuovo nucleare sostenibile. Potremmo così avere delle mini centrali di ultima generazione nell'arco di cinque-dieci anni, vorrebbe dire una svolta incredibile e correggere errori fatti in passato. Il nucleare, da oltre 35 anni, in Italia vive al confino. E questo ha fatto perdere terreno al nostro Paese rispetto ad altri Stati, non solo europei, che gli investimenti li hanno fatti da tempo. I dati Eurostat sull'energia dell'atomo certificano che i Paesi che nel 2023 facevano più affidamento sull'elettricità nucleare erano la Francia (65,0% di tutta l'elettricità generata) e la Slovacchia (62,0%). Il più grande produttore nucleare dell'Ue, la Francia, ha generato il 54,6% dell'energia nucleare (338.202 GWh). Segue la Spagna con 58.873 GWh (9,2%), davanti alla Svezia (48.470 GWh; 7,8%) e alla Finlandia (34.308 GWh; 5,5%).
Il gap è destinato ad allargarsi guardando alle opere già in cantiere e a quelle progettate. A livello mondiale secondo l'ultimo report redatto dalla World nuclear association ci sono 60 reattori in costruzione e altri 110 sono progettati sulla carta. La Cina da sola ne cuba circa 70 (30 in costruzione e 41 progettati). Seguono la Russia, l'India, la Corea, il Giappone. Persino l'Ucraina ne ha in cantiere quattro (due in costruzione e due progettati). La Gran Bretagna ne sta costruendo due e altri due sono in via di finanziamento. Poi tra Francia, Slovacchia, Ungheria, Polonia e Romania se ne possono contare soltanto nove. Di cui in costruzione una, quella francese. Cambia, dunque, la geografia di produzione con la Cina che è pronta a superare Usa e Ue come numero di centrali. Il Dragone, inoltre, si sta già avvicinando alla Francia in termini di capacità operativa di energia nucleare. Il rapporto The Path to a New Era for Nuclear Energy, realizzato dall'Aie (Agenzia internazionale per l'Energia) stima che nel 2025 il nucleare genererà un livello record di elettricità. Sono in costruzione, a livello globale, più di 70 Gw di nuova capacità con oltre 40 Paesi nel mondo che hanno piani per espandere il ruolo del nucleare nei loro sistemi energetici. Gli investimenti annuali dovrebbero raddoppiare a 120 miliardi di dollari già entro il 2030. E le risorse non possono essere solo pubbliche, ci vorrà anche l'impegno del settore privato. Secondo uno studio pubblicato a gennaio da EY, l'impatto economico, comprensivo degli effetti diretti e indiretti, in Italia ammonterebbe a circa 45 miliardi di euro. Una generazione di valore aggiunto accompagnata da un risparmio di 400 miliardi rispetto a uno scenario basato solamente su fonti rinnovabili e centrali convenzionali.
In termini occupazionali, è prevista la creazione di oltre mezzo milione di posti di lavoro a livello nazionale entro il 2050, così come la creazione di 52mila nuovi posti di lavoro a tempo pieno nel breve termine, legati alla fase di costruzione. Di certo, i consumi energetici nei prossimi anni raddoppieranno.
Per conservare i dati serve energia, idem per l'impiego dell'intelligenza artificiale e delle blockchain. Nel frattempo, secondo un rapporto presentato nei mesi scorsi da Snam e Rystad energy, il consumo del carbone ha battuto un altro record nel 2023, rimanendo la principale fonte di emissioni.
Se le attuali tendenze di domanda e offerta energetica persistono, «gli obiettivi al 2030 delineati negli scenari di decarbonizzazione resteranno molto probabilmente irrealizzati», si legge nel report.In un contesto simile è evidente che le sole fonti rinnovabili non basteranno.
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