Ci risiamo con la storia di Giuseppe Conte che sostiene di non aver mai provato, durante la fase calante del suo secondo mandato, a creare maggioranze alternative mediante promesse o incontri segreti.
Ieri sera, ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica, l'ex premier ha subito provato a rassicurare sulla sua integrità da grillino duro e puro: "Non ho mai lavorato nelle segrete stanze per costruire maggioranze alternative, quanto fatto l'ho fatto in Parlamento parlando chiaramente a tutte le forze politiche e ai cittadini", ha asserito con un certo orgoglio. Quasi come se la parola "responsabili" non l'avesse accompagnato per tutto il periodo da funambolo sul ciglio della caduta.
I toni di ieri sono quelli che ci si aspetterebbero da un giustizialista che decide di partecipare per la prima volta ad un Meet-up. L'intransigenza, si sa, è una caratteristica che veniva richiesta per parte penstastellata. Ora le cose sono un po' cambiate. Ma Conte, con tutta evidenza, ci tiene a non scontentare troppo i primi grillini. Un'affermazione simile, del resto, era stata pronunciata da Conte stesso a gennaio scorso. Peccato che la realtà abbia raccontato una storia diversa. Mentre Conte smentiva sulle "maggioranze alternative", infatti, qualche emissario contiano cercava di sgomitare in Parlamento. Il fine era quello di edificare uno spazio centrista, a partire da qualche onorevole del gruppo Misto, che potesse evitare la caduta dei giallorossi. Un tentativo che non è riuscito.
In politica, il confine tra le "stanze segrete" e quelle che segrete non sono è sottile. Come definire, del resto, i luoghi in cui hanno avuto modo d'incontrarsi all'epoca Luigi Di Maio e Bruno Tabacci? Erano i tempi del nervosismo attorno alla tenuta del Conte bis. Si parlava dell'ipotesi secondo cui (si diceva anche grazie a Clemente Mastella) sarebbe potuto spuntare un manipolo di "volenterosi". I movimentismi della prima ora, durante quella fase, hanno iniziato a sbraitare, gridando al "trasformismo".
Non è tanto una questione di "segrete stanze", ma semmai di coerenza rispetto a quello che il MoVimento 5 Stelle ha sempre detto di rappresentare. Chi avrebbe immaginato che i fautori del "vaffa" adattato al dibattito pubblico sarebbero andati alla ricerca spasmodica di qualche consenso centrista? Di qualcosa, in fin dei conti, che scongiurasse il buen ritiro a vita privata? Ma andiamo avanti.
Una "maggioranza alternativa" sembrava essere all'orizzonte quando il senatore forzista Luigi Vitali annunciava, per poi ritirarlo, il suo sostegno in aula all'ex presidente del Consiglio. La stessa "maggioranza alternativa" che sembrava voler assecondare il senatore Lello Ciampolillo, balzato agli onori delle cronache sia per il suo tempismo nelle votazioni sia per aver domandato all'avvocato originario di Volturara Appula di divenire "vegano".
Non sarà stata una trattativa tenutasi nelle "segrete stanze" ma, da qualche parte o in qualche modo, Conte, considerate le improvvise aperture, avrà pure convinto qualche parlamentare a cambiare idea sul suo governo. Altrimenti come si spiegano certi ripensamenti? Vitali, comunque sia, è poi tornato indietro sui suoi passi, mentre Ciampolillo ed il veganesimo non sono bastati.
Sarà stato pure tutto pubblico, insomma (ci permettiamo di dubitare), ma un tentativo di restare a galla per mezzo di una "maggioranza alternativa" c'è stato eccome. Erano noti pure i numeri che Conte andava cercando: undici voti. Tra le ultime mosse, come spiegato all'epoca dal direttore Augusto Minzolini, quella di abbassare i toni nei confronti dei renziani, che tuttavia non hanno ceduto alle lusinghe del contismo nella sua quasi terza versione. Ma non è finita.
C'erano pure continue voci provenienti da Oltretevere. Tutte insistevano su come i giallorossi, in specie per parte pentastellata, stessero cercando "sponde" in Vaticano, onde evitare che l'esecutivo cadesse sotto il peso della realtà. Una manovra passata per una prossimità antica, che deriva dalla formazione di Conte a Villa Nazareth, con la formaizone ricevuta dal cardinal Achille Silvestrini (deceduto tuttavia nel 2019 e riferimento per il cardinale Pietro Parolin), e da qualche legame, appunto, con la segreteria di Stato.
Se quelle della Santa Sede non sono "segrete stanze", allora cosa sono? Ma le mura leonine avevano con tutta evidenza già mutato il loro pensiero sul contismo, che in prima battuta sembrava aver trovato qualche
favour. Giuseppe Conte, dopo la continua ricerca di una "maggioranza alternativa" (altro che no), avrebbe poi mollato la presa. Per tornare sulla scena da leader partitico e raccontare il contrario della realtà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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