«Così imparate per chi votare» Commissario Ue nella bufera

Frasi choc del tedesco Oettinger: «I mercati mandano segnali agli italiani». Le scuse non placano la polemica

«Così imparate per chi votare» Commissario Ue nella bufera

Il corto circuito tra Italia e Germania ha finito per intasare telegiornali e siti di informazione nel corso dell'intera giornata. Ma tutto è partito da un tweet, poche righe scritte da un giornalista del canale tv Deutsche Welle, che anticipava e sintetizzava così alcune dichiarazioni di un'intervista del Commissario europeo al bilancio, Günther Oettinger: «I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto». Una frase minacciosa, equivalente a una brutta entrata a gamba tesa nell'eterna partita di calcio tra italiani e tedeschi. Poi, nelle ore successive al primo messaggio, lo stesso giornalista si correggerà e in altre sintesi-tweet, una in inglese e un'altra in tedesco, la dichiarazione di Oettinger assumerà toni più sfumati. Alla fine il testo risulta questo: «La mia preoccupazione e quello che mi aspetto è che nelle prossime settimane assisteremo a un andamento tale di mercati, titoli ed economia italiana da poter diventare un segnale per gli elettori affinché non si votino i populisti di destra o di sinistra».

In tutti i casi e prescindendo dal merito la frittata è fatta. Mentre rullano i tamburi di guerra nessuno ha ancora potuto vedere il filmato del colloquio (andato in onda, secondo palinsesto, ieri sera alle 21), ma in poche ore si scatena un inferno di parole. Le reazioni dei politici italiani sono furibonde: da Matteo Salvini della Lega a Roberto Speranza di Liberi e Uguali, passando per Calenda e Martina del Pd, tutti chiedono le dimissioni di Oettinger. Ma anche a livello europeo ci si accorge dello sfondone. Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, attraverso il suo portavoce, parla di «commento sconsiderato». Il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani fissa i paletti: «L'Italia non è una democrazia a sovranità limitata. Non sono i mercati a decidere il destino della Repubblica, ma i cittadini con il loro libero voto».

Non contribuiscono alla serenità generale alcune frasi di un'altra intervista, questa volta del vice-presidente uscente della Bce Victor Constancio a Der Spiegel. Il ragionamento del banchiere portoghese sulla situazione del nostro Paese e sul mandato della Banca centrale è complesso e articolato, ma alla fine culmina con una battuta: «L'Italia conosce le regole, forse dovrebbe rileggerle». Altro combustibile destinato ad alimentare la politica basata sui 280 caratteri, tetto massimo all'articolazione del pensiero consentito da uno dei più diffusi social network.

Comunque la si veda quello che è successo ieri non può essere derubricato a una semplice tempesta in un bicchiere d'acqua. È piuttosto la definitiva certificazione dell'incomunicabilità di due narrative ben consolidate sulla crisi del nostro Paese. Quella dominante in Italia, in cui tutto si spiega con l'arcigna politica d'austerità a cui la Penisola è stata costretta da una coalizione di forze ostili.

E quella che invece va per la maggiore a Nord delle Alpi (non solo in Germania, basta chiedere ad austriaci e olandesi), secondo cui il paese con il secondo più alto debito pubblico del mondo (costruito in totale e tenace autonomia) dimostra una sconsiderata tendenza a uscire dalla crisi facendo altri debiti. Dando per di più la colpa di tutto agli altri.

Partendo da due punti di vista così lontani, ogni singola parola assume un peso totalmente diverso. Equivoci, malintesi e offese sono il minimo che ci si possa attendere.

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