Così l'"onda nera" spaventa Bruxelles. "Invalidare il voto come in Romania"

L'estrema destra avanza e l'asse Afd-Musk scalda l'Ue. Un caso le parole dell'ex commissario Breton: "Pronti a intervenire in Germania"

Così l'"onda nera" spaventa Bruxelles. "Invalidare il voto come in Romania"
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Per qualcuno è l' «onda nera» pronta a travolgere l'Europa. Per qualcun altro, come Elon Musk, è l'ultima speranza di resuscitare un Vecchio Continente in agonia dove la democrazia liberale non esprime più né veri leader, né proposte politiche credibili. Ma cominciamo dalle nazioni dove l'estrema destra sembra travolgere i partiti tradizionali. La prima linea, viste le elezioni del prossimo 23 febbraio, passa per la Germania. Lì, stando ai sondaggi, la Cdu sembra tornare primo partito con un consistente 31%. A tallonarla, con un 21% in quotidiana crescita, c'è l'ombra nera di un Afd (Alternative für Deutschland) che al Congresso di Riesa in Sassonia ha annunciato la candidatura a Cancelliere della leader Alice Weidel. Il risiko tedesco non sembra però in grado di innescare un vero terremoto. Se anche sopravanzasse la Cdu, risultato improbabile, l'Afd non troverebbe un partito pronto a formare una coalizione di governo.

Più vicino, invece, il traguardo in Austria, dove Herbert Kickl, leader del Partito della Libertà (FPÖ), ha buone possibilità di diventare il prossimo cancelliere austriaco, il primo di estrema destra nel dopoguerra. L'ascesa della destra non-tradizionale è il sintomo della sfiducia degli elettori nei partiti tradizionali e nel sistema liberal democratico. Ma il fenomeno non è imputabile solo all'inettitudine del Cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz e dei suoi alleati in Germania o al crollo dei Popolari e dei Verdi in Austria. In Francia sei anni e passa di presidenza Macron hanno prodotto risultati anche peggiori. L'asfittico governo del premier François Bayrou, ultima risorsa dell'Eliseo, si regge sul voto di 211 dei 577 membri del Parlamento francese. E può venir abbattuto in qualsiasi momento dal voto congiunto del Rassemblement National di Marine Le Pen e della France Insoumise di Jean Luc Mélenchon, due partiti che occupano le ali estreme dell'arco parlamentare e si schierano entrambi fuori dalle tradizionali dinamiche politiche francesi. E lo stesso può dirsi dell'Olanda. Lì ben cinque dei 15 ministri dell'esecutivo guidato da Dick Schoof sono espressione del Partito della Libertà (Pvv), la formazione di estrema destra guidata da Geert Wilders vincitrice delle elezioni del novembre 2023. E in Svezia, tramontata icona della socialdemocrazia nordica, l'alleanza di governo guidata dal premier Ulf Kristersson e formata da Moderati, Liberali e Democratici Cristiani sta in piedi solo grazie all'appoggio esterno dei Democratici Svedesi, il partito di estrema destra che alle elezioni del 2022 ha conquistato il più alto numero di deputati. La tradizionale alternanza tra laburisti e conservatori è alle corde anche nel Regno Unito. A sei mesi dalla formazione, il governo di Keir Starmer, ultima fiaccola della sempre più striminzita sinistra europea, fa i conti con il malcontento del 61% degli elettori. Una crisi in cui sguazza il genio urticante di Elon Musk, pronto ad alimentare il malcontento di un movimento euro-scettico e anti migranti a cui il partito di Nigel Farage, artefice della Brexit, va ormai troppo stretto.

C'è da chiedersi, però, se ad alimentare la temuta «onda nera» siano i tweet irriverenti del proprietario di X o le improvvide uscite di personaggi come l'ex-Commissario europeo Thierry Breton pronto ad affermare che, se il voto tedesco premiasse l'Afd, l'Ue potrebbe bloccarne i risultati

come in Romania. Senza capire che cancellare la sacralità delle elezioni è il metodo più efficace per cancellare la fiducia degli elettori nel sistema liberal democratico. E non c'è tweet di Musk che possa fare di peggio.

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