Riaprire l'Italia prima della fine di aprile è ancora possibile: la Lega non si arrende e ritiene plausibile l'ipotesi di riaperture locali dove i contagi sono in calo. Fonti interne fanno sapere che non è da dare per scontata la chiusura del Paese per tutto il mese di aprile perché ogni decisione sarà presa "valutando i dati". Intanto Matteo Salvini in un videomessaggio ha fatto sapere di essere al lavoro con il premier Mario Draghi per "riaprire dopo Pasqua le attività nelle città italiane fuori dall'emergenza". L'obiettivo principale è quello di tornare il prima possibile alla normalità: "Salute e lavoro possono, anzi devono, camminare insieme".
Ripartire o prolungare le restrizioni? Consentire un parziale ritorno alla normalità nelle aree a minore rischio oppure uniformare le misure su tutto il territorio nazionale? Aspettare i dati o tracciare già da ora la strada per le prossime settimane? Nel governo si continua a discutere in merito e le distanze sul tema non sembrano destinate a diminuire. Anzi, con il passare delle ore è probabile che si facciano sempre più marcate. Da una parte la Lega chiede di attendere i numeri dei prossimi giorni ed eventualmente allentare la stretta nelle realtà locali dove la situazione Coronavirus va migliorando; dall'altra il fronte rigorista intende "cancellare" le zone gialle fino al 30 aprile e non concedere mini-deroghe neanche nelle Regioni in cui i dati stanno delineando un quadro positivo.
Il partito di Matteo Salvini aveva espresso la propria rabbia per le indicazioni fornite dalla cabina di regia, definendo "completamente folle dare per scontato fin da ora che le chiusure proseguiranno fino alla fine del mese prossimo". Proprio perché i numeri dei contagi variano di giorno in giorno, "è impensabile dire già da ora che non si potranno alleggerire le restrizioni più avanti". Il leader del Carroccio ha pertanto chiesto di riaprire bar, ristoranti, scuole, palestre, teatri, centri sportivi e tutte le attività che possano essere riavviate in sicurezza, dopo Pasqua, se "la situazione sanitaria in tante città italiane sarà tornata tranquilla e sotto controllo".
Il mal di pancia della Lega
Non mancano voci critiche da via Bellerio. Claudio Borghi si è chiaramente lamentato per la strategia fino ad ora adottata dal premier Mario Draghi, accusato di fare "ancora un po' come Conte". Il deputato sostiene che la Lega debba votare contro il decreto se non prevede aperture nelle Regioni con una situazione epidemiologica sotto controllo: "Ci sono studi secondo i quali non è vero che i ristoranti aperti producono più contagi. Sarebbe bello poterne discutere. I contagi salgono anche con le chiusure, magari le restrizioni sono parte del problema". Borghi poi ha punzecchiato anche Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe: "È un noto gastroenterologo. Nulla contro la categoria, che anzi mi cura la mia ernia iatale, ma perché devono parlare solo i 'chiusuristi'?".
Sulla stessa scia Gianmarco Centinaio, che sta lavorando per far capire al presidente del Consiglio che le chiusure a oltranza non sono la giusta soluzione: "Stanno mettendo in ginocchio il Paese. Qualche settimana fa si è deciso di chiudere le scuole, ma i dati dei contagi non sono cambiati e si è tornati, giustamente, ad aprirle". Il sottosegretario alle Politiche agricole - intervistato da Il Messaggero - si dice favorevole alla replica del "modello Natale", ma ritiene urgente iniziare a predisporre un piano di riaperture ascoltando il mondo delle imprese e del lavoro: "La situazione sta diventando insostenibile. La gente si sta arrabbiando, non bastano gli aiuti. Servono interventi chirurgici. Serve una vera programmazione".
La linea della Lega sta rallentando l'azione del governo che ora rischia l'impasse? Non è d'accordo Nicola Molteni, secondo cui "Salvini non sta agitando le acque del governo e non vuole rompere, ma ricucire le profonde lacerazioni che ci sono nel Paese". Effettivamente da inizio pandemia ci sono alcune attività produttive che non lavorano e dunque, sempre salvaguardando la salute dei cittadini, "si deve cominciare a riassaporare il gusto del futuro". Il sottosegretario al ministero dell'Interno, intervenuto ai microfoni di SkyTg24, ha specificato che il Carroccio chiede semplicemente "di monitorare i dati da qui al 7 aprile e vediamo se consentono una lieve riapertura, sempre con prudenza e responsabilità".
Il fronte del "no"
A sposare la linea del momentaneo rigore è Pierpaolo Sileri, che comunque lascia qualche spiraglio di ottimismo in vista della stagione estiva: "Facciamo un ultimo sforzo e poi, se il diavolo e le varianti non ci mettono le corna, da maggio tutta l'Italia sarà in giallo e qualche Regione anche in bianco". Quanto alla proposta di Salvini, il sottosegretario alla Salute ritiene sia meglio "mettere in sicurezza le fasce più a rischio". "Abbiamo fatto 30, facciamo 31. Arrivati a maggio, sono sicuro che sarà finita la fase peggiore", ha concluso Sileri.
Secondo Nino Cartabellotta la speranza che stia tutto per finire è "più che comprensibile ma irragionevole, alimentata da teorie antiscientifiche, coltivate per ragioni politiche".
Il numero uno della fondazione Gimbe, intervistato dal Corriere della Sera, giudica "gravemente falso" dire che bastino le terapie domiciliari e che le norme restrittive siano inefficaci: "È una narrazione pericolosa, che aiuta il virus ma non il Paese. Non c'è un interruttore con la funzione: stop Covid. E non c'è nessuno che possa dire quando finirà, quando si tornerà come prima".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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