Dopo il sottosegretario Andrea Delmastro, indagato per rivelazione di segreto d'ufficio sul caso Cospito, ieri i pm romani hanno sentito anche il deputato e vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli, non indagato, come persona informata sui fatti. Prosegue il lavoro dei magistrati della Procura capitolina per ricostruire la dinamica dei fatti che ha portato Donzelli a citare, lo scorso 31 gennaio in un intervento alla Camera, alcuni dialoghi che erano stati intercettati dagli agenti della polizia penitenziaria nel carcere di Sassari tra Alfredo Cospito e due esponenti della criminalità organizzata al 41 bis. Conversazioni avvenute tra dicembre e gennaio che erano state riportate in una relazione del Dap a cui Delmastro aveva avuto accesso dopo averne fatto richiesta. Il contenuto di quei documenti, come da lui stesso ammesso, era stato rivelato poi al collega di Fratelli d'Italia Donzelli, che ne ha fatto il cuore di un intervento in Aula contro il Pd. Da qui l'esposto in Procura da parte di Angelo Bonelli dei Verdi, che ha fatto scattare l'inchiesta per rivelazione di segreto. L'ipotesi su cui lavorano gli inquirenti si discosta dalla linea del ministro della Giustizia Nordio che ha più volte «scagionato» il suo sottosegretario, spiegando che quell'atto non è secretato né classificato ma solo a «limitata divulgazione».
Dopo la pronuncia della Cassazione che ha di fatto confermato il 41 bis per Cospito, i legali dell'anarchico potrebbero valutare il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Le altre strade si sono tutte chiuse, perché dopo il parere negativo di Nordio, la speranza era riposta nella Cassazione. Ora non resterebbe che di nuovo il tribunale di Sorveglianza ma in caso di accoglimento del ricorso si tratterebbe solo di un differimento della pena e non di una revoca.
L'anarchico è rientrato nel carcere di Opera dopo il ricovero all'ospedale San Paolo. Le sue condizioni sarebbero migiorate e i valori sarebbero rientrati nella norma. Motivo per il quale si è deciso di trasferirlo nuovamente in carcere. Ma il suo avvocato Flavio Rossi Albertini ha confermato che «ha interrotto l'assunzione di integratori». Per questo "non sappiamo quale significato attribuire a questa scelta del trasferimento nonostante abbia deciso di non assumere integratori salvavita, e neanche lo zucchero. Attendiamo le evoluzioni». Comunque «non è assolutamente demoralizzato - precisa il legale dopo avergli fatto visita nel penitenziario - ma lucido e determinato. Assolutamente convinto delle proprie ragioni. Non arretra. Una persona che è convinta di sé e di quello che sta facendo. Prende atto dei passi che sono stati compiuti da chi doveva decidere delle sue sorti - spiega - ma lui vuole andare avanti. Ne va della sua vita. Non solo della sua vita ma anche delle sue prospettive di vita perché il 41bis non dà grandi prospettive né di vita né di esercitare i propri diritti. Sta facendo una scelta di lotta per la vita: l'unica vita possibile è quella fuori dal 41bis». Per il legale, stare in carcere è «oggettivamente meno sicuro perché in ospedale era monitorato con strumenti che valutavano battiti cardiaci e eventuali fibrillazioni, e gli facevano esami ematici tutti i giorni».
Albertini riferisce che rispetto al suo ritorno in carcere Cospito «è consapevole della condizione di tanti altri detenuti al 41bis che avrebbero molta più necessità di cure ospedaliere e che nonostante questo rimangono in carcere. Quindi no: non desiderava restare in ospedale».
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