Che Carlo Calenda sia la guida di un partito liberale ormai non lo dice più neppure lui, che da tempo ha bisogno di edulcorarlo in socialismo liberale o liberalismo progressista, se non, banalmente, centrista.
LO SCOSTAMENTO
Il presidente del Consiglio Mario Draghi non vuole fare scostamenti di bilancio. Lo ha fatto capire in tutti i modi. La cosa incredibile è che a chiederlo, invece, è colui che si presenta come il più draghiano tra i draghiani, o meglio, il draghiano senza Draghi: Carlo Calenda. Il primo tweet in cui il leader di Azione cita lo scostamento è del 25 agosto. Da qui nasce la proposta di sospendere la campagna elettorale e riunire tutti i partiti per concordare una soluzione al caro bollette. E invece, per assurdo, l'unica a difendere Draghi, e rifiutare l'idea di scostamento, è Giorgia Meloni.
LA LIBERTÀ CHE NON LIBERA
Il suo ultimo libro è una critica al liberalismo classico, da cui Calenda prende le distanze definendosi un liberal progressista. Addirittura parla testualmente di «convergenza tra marxismo e liberismo ideologico» identificando i guai degli ultimi trent'anni nella «ricerca di una illimitata libertà individuale». Alla quale Calenda oppone il senso del limite che, citando Mazzini, identifica nel dovere, nella morale e nella gerarchia. E critica l'aspettativa che i desideri diventino diritti.
IL COVID
Calenda ha sempre difeso le scelte «chiusuriste» di Speranza, complice la presenza nello staff del ministro di uno dei più integralisti esponenti del «moriremo tutti» e membro di Azione Walter Ricciardi. Mentre il suo alleato terzopolista Matteo Renzi nell'intervento della scorsa settimana a Firenze ha fatto una lunga riflessione sulle libertà e i diritti che vanno tenuti in equilibrio anche in situazioni di emergenza, come nel secondo governo Conte non è avvenuto. Renzi ha criticato ministri, governatori, sindaci, che hanno abusato dei loro poteri per limitare o concedere libertà che sono già proprie dei cittadini, mentre Calenda continua a spingere su obblighi e divieti.
I FIGLI
Oltre a voler vietare i videogiochi ai minori, oggi Calenda dice che è contrario alla legalizzazione delle droghe perché «se le legalizzi come fai a dire a tuo figlio di non usarle?». Non si era mai visto fin qui un liberale chiedere che lo stato intervenga con un legge in sostituzione dei genitori che non riescono a educare i figli.
LA SCUOLA
Poco liberale è anche la proposta di abolire gli istituti tecnici in favore di un liceo obbligatorio per tutti.
ECONOMIA
Calenda è contrario alla proposta liberale della flat tax mentre è quello che propone la tassa più alta per gli extra profitti e, come Andrea Orlando, condizioni stringenti che dissuadano le aziende dalle delocalizzazioni.
DIRITTI CIVILI
C'è da chiedersi cosa si siano detti per un anno di federazione Calenda e la «lib lib lib» Emma Bonino se oggi sul matrimonio omosessuale Azione lascia ai candidati libertà di coscienza mentre propone di presidiare i confini tramite accordi con la guardia costiera libica.
GARANTISMO
È sulla giustizia che Calenda mostra sfacciatamente il suo lato più illiberale quando, al netto del lavoro di Enrico Costa, il frontman del terzo polo si scaglia contro persone che hanno già scontato una pena come Salvatore Cuffaro o Marcello Dell'Utri con la stessa ferocia con cui attaccava Renzi per le consulenze dall'estero.
ETICA
Tutta l'impostazione culturale di Calenda è volta a piegare anche il progresso, il mercato, l'individuo a un valore del limite etico tendente alla parresia.
LE LISTE
Aver candidato il presidente di un'agenzia che in piena campagna elettorale assume uno per uno i navigator regionali è difficile da inquadrare anche in
una corrente calendiana del socialismo liberale.Come scritto da Calenda nel libro, per lui la libertà individuale cede il passo agli obblighi, all'etica, alla morale, e alla comunità. I liberali se ne facciano una ragione.
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