C'è la data, il 17 novembre, e il nome del magistrato che lo dovrà interrogare, Claudia Miori. Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Trento. Sarà lei a farsi carico di ascoltare il premier Giuseppe Conte. Un giorno in procura per Conte, ha titolato ieri il quotidiano di Roma Il Tempo dando la notizia. L'indagine è quella legata al lockdown e alla gestione dell'epidemia. Rispetto alle accuse (attentato alla Costituzione, articolo 283 del Codice penale, abuso d'ufficio, articolo 323 e violenza privata, articolo 610), in giugno è già stata chiesta l'archiviazione.
Nonostante l'iter per l'archiviazione sia avviato, il premier dovrà comunque recarsi al tribunale di Trento e in quella sede si deciderà se accettare la richiesta di archiviazione o se mandare a processo il presidente del Consiglio.
L'indagine nasce dalle denunce dei cittadini contro i Dpcm che hanno costretto gli italiani a restare chiusi in casa e le aziende a interrompere le attività.
La procura della Repubblica di Trento è stata la prima a raccogliere le denunce dei cittadini che si sono sentiti danneggiati dalle restrizioni del lockdown.
Il pubblico ministero del Tribunale di Trento tre mesi fa aveva proposto l'archiviazione, ma il giudice Miori ha deciso comunque di approfondire e procedere con la convocazione di Conte.
Tra gli accusatori del premier, le cronache citano lo studio legale Polacco di Roma. Secondo i cittadini che hanno deciso di denunciare, sarebbero state violate le norme costituzionali sulla libertà personale, sulla libera circolazione, sulla fruizione della libertà religiosa.
Quella di Trento non è l'unica indagine che riguarda la risposta della politica all'emergenza pandemia. Ad agosto la Procura di Roma si era mossa sulle accuse di cittadini. Diversi ministri sono stati raggiunti da avvisi di garanzia (Luciana Lamorgese, Roberto Speranza, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede). Atti dovuti e conseguenza naturale di indagini nate da denunce dei cittadini.
Tra le inchieste ancora aperte la più rilevante è quella di Bergamo sulla mancata chiusura di Alzano in Nembro, uno dei primi focolai dell'epidemia da Covid-19 in Italia. Partita anche in questo caso dalle denunce dei cittadini. Tra le accuse rivolte al premier Conte, l'essere stato a conoscenza del verbale del Comitato tecnico scientifico che il 3 marzo chiedeva di chiudere i comuni dove il virus si era già diffuso. Altro tema di indagine, l'assenza di un piano pandemico.
Nei giorni scorsi Luca Fusco, il presidente del Comitato «Noi denunceremo», che si batte per scoprire la verità, ha ricordato al Giornale che secondo un dossier della stessa organizzazione ci sarebbero stati 10 mila morti in meno se ci fosse stato un piano pandemico adeguato. Il dossier dei familiari, già consegnato ai giudici di Bergamo, sarà centrato proprio sull'assenza del piano pandemico.
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