Non è servita la mediazione di Paolo Barelli. E nemmeno il tentativo della Lega di far slittare il voto. Alla fine la commissione Finanze di Montecitorio ha messo al voto l'emendamento soppressivo proposto da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia per cancellare l'articolo 6 della legge delega sul Fisco con la quale il governo chiede al Parlamento di poter riscrivere le regole tributarie per renderle più moderne e in linea con quanto richiesto dall'Unione europea in base al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
La Commissione, presieduta da Luigi Marattin, ha infine bocciato l'emendamento con una maggioranza risicata (priva del sostegno di Lega e Forza Italia e Coraggio Italia): un solo voto, 22 a 23. Ora la parola passa all'Aula dove la legge delega sul fisco approderà a fine mese.
Secondo Palazzo Chigi le rendite catastali attuali si basano su tariffe individuate molti anni fa, inadeguate a fotografare l'attuale situazione del mercato immobiliare italiano. L'idea sottesa alla delega è quella di modernizzare il sistema di monitoraggio degli immobili con sinergie tra enti territoriali e Agenzia delle entrate. Lo scopo è di far emergere - come recita l'articolo 6 della legge delega - «anche attraverso metodologie innovative, degli immobili non censiti o che non rispettano l'effettiva e reale consistenza o la relativa destinazione d'uso». Si tratta di un provvedimento che interessa oltre 39 milioni di persone e che riguarda 66 milioni di immobili (quelli che producono reddito).
Il testo dell'articolo 6 spiega che dopo la riforma del catasto, il relativo adeguamento delle tariffe tributarie partirebbe soltanto dal 2026. Fino ad allora viene escluso «l'utilizzo delle nuove rendite per finalità tributarie». Fatto questo, però, che non ha per niente tranquillizzato i parlamentari del centrodestra che in un primo momento avevano chiesto che fosse esplicito sul testo normativo il proposito del governo di non aumentare le tasse sulla casa. E poi, visto il muro contro muro con l'altra metà della maggioranza, hanno proposto un emendamento soppressivo dell'articolo con le firme dei capigruppo di Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e Coraggio Italia. Mentre Maurizio Lupi (Noi con l'Italia), che in un primo momento aveva aderito, ha ritirato la firma. E sarebbe proprio del deputato di Noi con l'Italia il voto che ha fatto pendere la bilancia per lo stralcio dell'emendamento. «Forza Italia ha sempre agito per salvaguardare da ingiusti interventi fiscali la casa - sottolinea la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini -, considerata invece dal centrosinistra un bancomat cui attingere piuttosto che un bene da tutelare. In occasione dell'esame alla Camera del testo sulla delega fiscale avevamo chiesto tempo per giungere a una mediazione di buonsenso, anche in considerazione delle priorità che la maggioranza di governo è chiamata ad affrontare. Priorità che evidentemente non riguardano il catasto. Spiace che sia prevalsa la linea contraria».
La maggioranza che ha fatto passare la soppressione dell'emendamento tenta invece di rassicurare del contrario. «La norma che riguarda il catasto non prevede un euro di tasse in più sulla prima casa - spiega la capogruppo del Pd a Montecitorio Debora Serracchiani -. Si tratta di un riordino dell'esistente, fermo al 1939. Nel 2026 si valuterà il da farsi e questo consentirà probabilmente di superare ingiustizie e distorsioni del sistema».
Sulla validità di questa rassicurazione ha forti dubbi Confedilizia che già nei giorni scorsi aveva mostrato perplessità sulla riforma del catasto e soprattutto sulle motivazione che l'hanno ispirata. «Se l'obiettivo dell'intervento sul catasto è solo un aggiornamento statistico, come è possibile che blocchi l'azione di governo? Evidentemente c'è qualcos'altro: la predisposizione di una patrimoniale sugli immobili». Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, torna a lanciare l'allarme su un possibile aumento delle tasse sulla casa.
«Mi sembra curioso - afferma - che gran parte della politica sia concentrata su questo tema mentre c'è una guerra, una pandemia, un aumento delle bollette molto grave. Mi sembra surreale. Se la questione è considerata dirimente ci saranno dei motivi».
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