Dopo il caso a Milano dell'Rsa Quarenghi, si scopre che anche al Trivulzio tre dipendenti rientrati dalle ferie sono risultati positivi al Covid. Ma qui i contagiati non hanno mai messo piede nella struttura per anziani. Sono stati rispediti a casa dai medici di riferimento ed è stato scongiurato un secondo focolaio in una residenza per anziani a Milano.
I controlli di sicurezza, dunque, dopo il lockdown, funzionano, se vengono fatti con scrupolo. I dipendenti del Trivulzio sono sottoposti a tampone dopo il rientro delle ferie e ogni giorno si misura la febbre a chiunque entri nella struttura. Le dotazioni di sicurezza personale abbondano e anche ai parenti sono assegnati dispositivi di sicurezza nelle visite contingentate (solo 15 al giorno) dove non è ancora permesso di avvicinarsi all'anziano. Niente abbracci al nonnino. Ma, nonostante le precauzioni, la sicurezza del 100 per cento non esiste da nessuna parte. In qualche struttura il virus può comunque infilarsi. E la paura dei familiari comincia a trasformarsi in diffidenza. In Lombardia, dove si contano circa 700 Rsa, c'è stata una contrazione di ricoveri del 25-30%, ammettono le associazioni del settore sociosanitario. Se prima c'era da aspettare mesi o anni per conquistare il posto per un anziano, oggi si contano posti vuoti un po' ovunque, Milano città compresa. E non è un problema di rette, che oscillano dai 60 ai 100 euro al giorno, è più il timore che qualcosa possa andare storto. I parenti hanno paura di non rivedere il proprio caro per mesi in caso di focolaio. Inoltre, con le nuove regole, c'è una turnazione delle visite e aleggia l'incertezza di una sicurezza anche in strutture mai sfiorate dal Covid.
E il comparto ne risente. C'è stato un aumento di costi per la riorganizzazione dei reparti, per la formazione del personale. Tutto sostenibile se gli istituti funzionassero a pieno regime come in passato, ma a causa del virus i costi sono aumentati e le entrate drasticamente ridotte. Le Rsa lombarde soffrono economicamente per il calo di richieste. Sono state mandate mail e Pec in Regione per chiedere un aiuto economico dove si riflette su come sostenere il comparto.
Anche le Rsa di tutta Italia del resto, oltre 6700, stanno vivendo una situazione di grande incertezza. Vanno applicate le linee guida diffuse dall'Istituto superiore di Sanità che prevedono regole rigide per operatori e parenti. Si parte dai criteri di isolamento in caso di focolaio, alla drastica riduzione di visite dei parenti ai ricoverati, dal sistema per evitare l'accesso ai sintomatici, alla sospensione dell'attività di gruppo e della condivisione degli spazi comuni all'interno della struttura. Sono previste anche le modalità dell'uso delle mascherine, dell'accurata igiene delle mani per personale ma anche fornitori e manutentori. Sono regolati i comportamenti dei dipendenti nei momenti di pausa dove va garantito il distanziamento e l'adozione dei mezzi di protezione adeguati. Poi c'è il capitolo della sorveglianza attiva dei quadri clinici di sofferenza respiratoria, la gestione dei casi sospetti con l'isolamento e il tampone e quella dei casi confermati.
Alle linee guida, ogni regione aggiunge un protocollo spesso rafforzativo. Una deroga viene prevista in Lombardia, per gli accessi contingentati: una visita speciale dei parenti il giorno del compleanno dell'anziano ospite.
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