Uccide il figlio, la moglie, e la suocera. Infine si toglie la vita, nello stesso identico modo: tagliandosi la gola. Una strage inspiegabile quella accaduta ieri mattina ad Alessandria, dove un ingegnere elettronico, Martino Benzi, 65 anni, dopo aver ammazzato il ragazzo di 17 anni, Matteo, si scaglia contro la consorte, Monica Berta, 55 anni, uccidendo anche lei con una coltellata alla carotide.
Benzi, una laurea al Politecnico di Torino nell'82, uno studio di consulenza informatica e progettazione web ben avviato, non esce subito. Ha tutto il tempo di scrivere un messaggio in cui cerca di spiegare le ragioni di tanto sangue. Aspetta che arrivi l'orario di apertura della Rsa dov'è ricoverata sua suocera, Carla Schiffo, 78 anni. E prima delle 12, come ogni giorno, entra nella casa di riposo e va incontro all'anziana, nel giardino della struttura. Si avvicina alla donna e la uccide. Non si sente un grido. Ancora pochi secondi e rivolge contro di sé l'arma, tagliandosi la gola. Sono le Piccole Suore della Divina Provvidenza Madre Teresa Michel a dare l'allarme quando si accorgono dei due corpi a terra in un lago di sangue. Altri minuti, arrivano i carabinieri con gli esperti della scientifica.
La scena del crimine, anche se non ci sono testimoni oculari, sembra chiara. Bisogna solo avvertire i familiari. Ma nell'appartamento dei Benzi, in via Lombroso 6, non risponde nessuno. Matteo, che frequenta l'Itis Alessandro Volta, a scuola non c'è. Anche la mamma, impiegata in una storica gioielleria di Valenza Po, non si è presentata al lavoro. «Abbiamo cercato di contattarla ma non ha risposto al telefono» spiegano i colleghi. In tasca dell'uomo un'indicazione agghiacciante: «A casa ci sono i cadaveri di mia moglie e di mio figlio». Sfondata la porta, ecco la scena che si presenta ai militari: in una stanza il cadavere della donna, in un'altra quello del 17enne. Morti almeno da 3 ore, secondo la perizia del medico legale. Sul posto il pm di turno della Procura di Alessandria che ha aperto un fascicolo per omicidio-suicidio. L'arma, secondo i primi accertamenti, sarebbe la stessa utilizzata per compiere i tre omicidi. In casa sono stati sequestrati altri coltelli e un rasoio, rinvenuto accanto al cadavere del 17enne, per poter effettuare le comparazioni del caso. «Bisognerà attendere che, in fase di esame autoptico, il medico legale estragga la lama dall'omicida per comparare le ferite inferte sugli altri corpi» spiegano gli inquirenti.
Nel secondo biglietto, a tratti delirante, l'uomo cerca di spiegare le ragioni della strage. «Li ho uccisi io. Ho ucciso la mia famiglia che amavo più di ogni altra cosa». Sposato dal 2004, una persona pacata Martino, così lo ricordano gli amici e gli insegnanti del figlio. Nessun precedente, Benzi non avrebbe mai avuto crisi psicotiche tantomeno ricoveri psichiatrici. La famiglia, però, ha dovuto superare momenti difficili. Monica è stata affetta da leucemia, un male sconfitto con il trapianto di midollo. «In quel periodo Matteo era molto preoccupato per la salute della mamma - raccontano all'istituto tecnico Volta -, tanto che durante il Covid cercava di avere meno contatti possibili per evitare contagi».
«Una persona sensibile e forte»: i colleghi dell'azienda orafa del gruppo Damiani la descrivono così, Monica. «Siamo senza parole - scrivono le suore della Divina Provvidenza - Un gesto estremo, violento e inspiegabile avvenuto nel nostro giardino che ci lascia sgomente».
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