Croppi: "Il consociativismo si è mangiato Roma"

Umberto Croppi, ex braccio destro di Alemanno, denunciava da anni il sistema trasversale di spartizione di benefici e di costruzione di posizioni di potere

Croppi: "Il consociativismo si è mangiato Roma"

“Come molti romani avevo fatto un investimento su Alemanno, conoscendolo e sapendo anche che ne aveva le capacità e le risorse per rompere con i metodi consociativi e su questo aveva avuto un mandato forte dai romani che non ne potevano più della cappa che la politica e gli affari avevano messo sulla città ma lui ha creduto che quelli fossero gli strumenti della politica e bisognasse andare avanti con quei metodi”. A parlare al Giornale.it è Umberto Croppi, ex braccio destro di Gianni Alemanno ed ex assessore alla Cultura della sua giunta, autore di Romanzo comunale, un libro pubblicato due anni fa che raccontava gran parte delle vicende che la magistratura ha fatto emergere in questi giorni.

Un’inchiesta che colpisce destra e sinistra, come spiega Croppi: “Quello che denunciavo nel mio libro è il consociativismo, a cui la magistratura ha dato il nome del reato associativo di stampo mafioso. A me non interessano gli aspetti giudiziari, ma al di là di quelli che saranno gli esiti dell’inchiesta, è certo che esisteva una consociazione di interessi”. Secondo Croppi esisteva un sistema che, poi, venne fuori un mese dopo la pubblicazione del suo libro: “Prima il caso Fiorito, poi le indagini sulle Regioni, l’arresto di Samuele Piccolo, l’ex vicepresidente del Consiglio comunale e ora è la volta di Marco Di Stefano. Tutti casi rappresentativi di una rete, un metodo, un sistema che io avevo delineato senza fare nessuno scoop”. L’ex assessore spiega di aver raccontato fatti di cronaca già noti che messi in fila gli hanno permesso di ricostruire un mosaico e di capire come fosse articolato questo modo di agire: “Non parlo di questioni illegali o di criminalità ma di metodi, quelli consociativi per cui si concorda tutto, si accettano piccole operazioni da parte di esponenti della politica e per cui si tollerano personaggi come Piccolo. Non è che c’era bisogno di un giudice per capire chi fosse Samuele Piccolo, il quale però andava bene anche ai colleghi di sinistra e su di lui non c’era una responsabilità esclusiva di Alemanno”.

Ma il problema non era solo Piccolo, ma l’esistenza di una sorta di cerchio magico che ruotava attorno ad Alemanno e verso cui Croppi nutriva una certa diffidenza perché “continuavano dei metodi che era quelli del tentativo di spartirsi dei benefici e di usare le posizioni di governo della città non solo per alleviare i problemi dei cittadini ma per costruirsi posizioni di potere”. Un sistema di potere a cui “non riuscivo a conformarmi” consistente in una “serie di pressioni, a cui io ho sempre tentato di resistere” e che “denunciavo personalmente ad Alemanno” ma “lui ha preferito sacrificare me sull’altare di questi giochi che rimettere in riga chi beneficiava di questi sistema e vedeva in me un ostacolo”. Nonostante tutto Croppi, che è stato anche spin doctor di Alemanno per la campagna elettorale del 2008, spera che lui e gli altri personaggi coinvolti “possano dimostrare la loro estraneità agli aspetti penali” ma “l’esistenza di una rete di relazioni con la quale la politica si intrecciava agli affari appare chiara dal tenore delle telefonate e dalle frequentazioni”.

“C’è una foto che la testimonia plasticamente e, ripeto, questo non significa che si sono commessi dei reati ma che questa rete d’affari superava tutta la finzione dello scontro politico”, spiega Croppi parlando della foto che ritrae Alemanno al tavolo insieme all’attuale ministro Giuliano Poletti, al deputato democratico Umberto Marroni, all’epoca de fatti capogruppo del Pd al Campidoglio e Daniele Ozzimo, attualmente ex assessore alla casa della giunta Marino. Le indagini della magistratura, infatti, non guardano al colore politico e investono anche il Partito democratico ma secondo Croppi non è detto che determinino la fine della legislatura di Marino in quanto nemmeno Carraro, che pure aveva l’intera giunta indagata, si dimise.

Questa vicenda – conclude l’ex braccio destro di Alemanno che alle ultime amministrative ha appoggiato l’attuale sindaco – fa salire le quotazioni di Marino, che ritengo estraneo a questo tipo di pressioni, e gli dà l’opportunità straordinaria di fare tutto quello che ha dichiarato finora senza più alibi e senza nessuno che gli si opponga apertamente”. Orfini e Renzi permettendo…

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