Cucchi, condanne più alte per i due carabinieri. Ilaria: per mamma e papà

I militari condannati a 13 anni per il pestaggio La sorella: "Penso al dolore dei miei genitori"

Cucchi, condanne più alte per i due carabinieri. Ilaria: per mamma e papà

Caso Cucchi: da 12 a 13 anni di carcere per i due imputati. Cinque ore di camera di consiglio, poi la conferma della condanna di primo grado con l'aumento di pena per i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, già condannati per omicidio preterintenzionale. E alla lettura della sentenza la madre del geometra pestato a morte, Rita Calore, scoppia in lacrime.

«Era al telefono, un momento di grande commozione - spiega Fabio Anselmo, legale della sorella Ilaria Cucchi (nel tondo) -. Dopo 12 anni la lotta non è ancora finita. Siamo comunque pienamente soddisfatti della decisione di oggi». Aumento di pena in appello anche per i carabinieri condannati per falso: dai 3 anni e sei mesi, primo grado, a 4 anni per il maresciallo Roberto Mandolini, confermati i due anni e sei mesi per Francesco Tedesco, il militare che con le sue dichiarazioni ha stravolto le indagini sulla morte del geometra romano.

Ai giudici Tedesco ha raccontato, anche se dopo 9 anni, cos'è realmente accaduto all'interno della caserma la notte in cui Cucchi è stato fermato e rinchiuso in camera di sicurezza. Un racconto agghiacciante. «Calci alla schiena quando era a terra. Mi hanno minacciato, ero terrorizzato».

Un successo, insomma, per l'impianto accusatorio della Procura, confermato al processo di secondo grado, presieduto da Flavio Monteleone, che ha accolto la richiesta di aumento della pena del pm Roberto Cavallone.

L'avvocato Maria Lampitella, difensore di D'Alessandro e Antonella De Benedictis, legale di Di Bernardo, preannunciano il ricorso in Cassazione. «Non credevamo si potesse fare peggio - commenta l'avvocato Lampitella -. Oggi abbiamo la conferma che la giustizia non guarda più al dato processuale». «Sono amareggiata - dice l'avvocato De Benedictis -. La perizia certifica che Cucchi è morto come conseguenza dell'ostruzione di un catetere. Non è giusto parlare di omicidio preterintenzionale». Nella requisitoria il pm ha sottolineato: «In questa storia abbiamo perso tutti. Nessuno ha fatto una bella figura. Cucchi doveva andare in ospedale non in carcere», riferendosi alla condanna inflitta nella direttissima per spaccio di droga da una sua collega, poco attenta alle condizioni dell'imputato. Cucchi, nel 2009 aveva 30 anni, era tossicodipendente e spacciatore. La sera del 15 ottobre viene fermato mentre era in auto con un cliente. Sta cedendo cocaina. I due carabinieri di pattuglia lo ammanettano mentre l'amico viene identificato e lasciato andare. Cucchi viene portato nella caserma Appia della compagnia Casilina, poi rinchiuso nelle celle di sicurezza della stazione Tor Sapienza. Cosa succede in quelle ore? Davanti al giudice, il giorno dopo, Cucchi ha difficoltà a parlare e a camminare. Sul volto vari ematomi. Ma viene rinviato a giudizio e mandato a Regina Coeli. Le sue condizioni peggiorano e viene portato all'ospedale Fatebenefratelli.

Sul referto: lesioni ed ecchimosi alle gambe e al viso, frattura della mascella, lesioni all'addome, emorragia alla vescica, fratture alla colonna vertebrale.

Non viene ricoverato. Cucchi muore all'ospedale Sandro Pertini il 22 ottobre dopo 7 giorni di agosto. Pesa 37 chili.

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