Milano - Un risveglio dolce e graduale. «Alle sei del mattino Silvio Berlusconi ha aperto gli occhi e ha cominciato a scherzare». Alberto Zangrillo e Ottavio Alfieri affrontano con una certa serenità taccuini telecamere. Il più, incrociando le dita, è fatto: l'intervento è perfettamente riuscito, il recupero procede bene, anzi, a volersi sbilanciare, anche meglio del previsto. E se tutto andrà come deve andare, già oggi il Cavaliere tornerà in reparto. Nell'ormai famosa suite al sesto piano del Diamante. «Che poi - aggiunge Zangrillo sdrammatizzando - non è di 300 metri quadri, come ho letto sui giornali, ma è l'equivalente di una camera superior di albergo».
Un pizzico di sobrietà non guasta. Siamo nella cittadella del dolore, ci sono centinaia di pazienti e tanti drammi in corso.
Così, tanto per far capire il contesto, Zangrillo spiega che Alfieri, il mago del bisturi seduto al suo fianco, «dopo aver operato Berlusconi è rimasto in sala operatoria fino alle dieci di sera ma le storie ordinarie del signor Mario Rossi non interessano alla stampa».
Quel che conta è il percorso del Cavaliere. Zangrillo, che è il suo medico di fiducia oltre che un caposcuola della terapia intensiva, traccia a spanne il calendario: una settimana al San Raffaele, poi una quindicina di giorni in un centro di riabilitazione, a stimolare i polmoni e a recuperare la forma. Forse, ancora in via Olgettina, o ad Arco di Trento o, comunque, in una struttura specializzata, quindi a casa. Ad Arcore.
Un mese in tutto. Ma la seconda vita del Cavaliere si gioca in poche ore, all'alba: «Intorno alle cinque - riprende Zangrillo - abbiamo progressivamente ridotto i sedativi e Berlusconi ha velocemente ripreso coscienza. Con cenni del capo ha mostrato di comprendere immediatamente tutto quello che gli dicevo, poi abbiamo sfilato i tubi e il cuore ha ricominciato a battere regolarmente».
Tutto bene, anzi di più. È Alfieri a svelare un dettaglio molto importante, decisivo, se si vuole misurare il futuro dell'uomo pubblico: «Il Cavaliere era stato controllato recentemente, la patologia era sotto controllo, il deterioramento è dunque avvenuto molto rapidamente. E questo è essenziale perché la valvola aortica logorata non ha avuto il tempo di danneggiare il cuore. Il cuore di Silvio Berlusconi è un cuore ancora buono. In futuro potrà fare quello che vuole. Non ci sono controindicazioni».
I giornalisti insistono: vuoi mettere lo stress da campagna elettorale? Non sarà il caso che il Cavaliere si dia una calmata una volta per tutte? «Vorrà dire - replica divertito Alfieri - che studieremo questa nuova malattia: lo stress da campagna elettorale».
Oltretutto, la valvola nuova - biologica di origine animale - non presenta alcun rischio di rigetto. E dovrebbe durare per molti anni.
Insomma, il futuro non è solo un'ipotesi, ma una quasi certezza.
Il resto è cronaca di una giornata indirizzata sui binari dell'ottimismo: i piccoli gesti che diventano grandi conquiste, le attenzioni delle infermiere, gli incontri con i familiari. È il fratello Paolo, editore del Giornale, a dare per primo il segnale che tutti aspettano: «Mio fratello è sveglio e lucido».
Poi in terapia intensiva entra per qualche istante Francesca Pascale. Emozionata e tesa per le polemiche seguite alle sue lacrime, immortalate dai flash dei fotografi. «Preferisco che mi giudichino - si sfoga lei con Repubblica - che augurare loro quello che sto passando».
Infine arrivano i figli, tutti e cinque, e il Cavaliere si commuove.
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