![Dalle offese agli errori. Tutto quello che i magistrati possono fare senza essere puniti](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/10/21/1729490312-21823942-large.jpg?_=1729490312)
Ma è vero che i magistrati non pagano mai? Un file denominato «massime di archiviazione» e pubblicato sul sito della Procura generale di Cassazione aiuta a rispondere alla retorica e sempiterna domanda. E naturalmente il responso tende a essere affermativo. Già, perché scorrendo le 96 pagine del file unico contenente i principali casi di «non luogo a procedere», il quadro che emerge rasenta l'inverosimile e consente di comporre una sorta di glossario di tutto quello che i giudici possono fare senza incorrere in illeciti o sanzioni disciplinari. Un lunghissimo mosaico del perdono, che si compone ogni anno di tessere strabilianti.
Nel 2024, su 1715 segnalazioni giunte alla Procura generale della Suprema corte 1.115 sono state archiviate con motivazione sintetica. D'altronde canis canem non est. A emettere quelle poche e lievi sanzioni disciplinari (solo 24 nel 2024) è il Csm ma la riforma del governo Meloni sulla separazione delle carriere potrebbe cambiare tutto dal momento che prevede che ai due Csm, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, venga tolta proprio la funzione disciplinare per affidarla a un'Alta corte. Un altro punto poi è il segreto. Nessun nome, pochi dettagli, impossibilità di richiedere copia della documentazione: non sia mai che si vada troppo a fondo. Tuttavia, anche dalla superficie si riescono a scorgere scogli profondi.
E così, leggendo le massime, si scopre che un togato può offendere un funzionario di segreteria e farla franca perché era in uno stato di tensione a causa del troppo lavoro, che un magistrato di sorveglianza che ha ritardato a revocare i domiciliari a una persona non ha commesso illecito perché alla fine si trattava di un rimando di pochi giorni e di un caso isolato. Alla faccia della libertà del cittadino.
D'altronde, per essere punito disciplinarmente, tra le altre cose, bisogna dimostrare dolo, negligenza e danno all'immagine della magistratura. Insomma, il livello di «protezione» è così alto che alla fine un fatto può essere travisato, un indagato può ricevere valutazioni poco lusinghiere purché pertinenti, una toga può criticare o avanzare sospetti a mezzo stampa su altri colleghi a patto che siano continenti e non lesivi della loro dignità. O può pubblicare commenti a sfondo sessuale e sessisti sul proprio social e può financo adottare provvedimenti su un tema per il quale aveva partecipato a una manifestazione di protesta civica senza che nessuno gridi al conflitto di interessi o avanzi un tema di opportunità. Ma la lista delle concessioni, chiamiamole così, non finisce mica qui. Leggendo si scopre che un magistrato può fare una lunga campagna elettorale a patto che non ci sia prova di un comportamento finalizzato alla formazione di un movimento politico nuovo. È permessa persino la maleducazione. Così come non è sanzionabile quel giudice che rifiuta più volte la concessione dei domiciliari a un detenuto affetto da gravi patologie (e successivamente morto) per mancanza di un luogo idoneo a scontare i domiciliari stessi. La passa liscia anche quel giudice che dimentica di dire al Gup di aver già trattato un caso per cui avrebbe dovuto astenersi (cosa volete che sia un vuoto di memoria?) o quello che prepara una bozza di sentenza prima della discussione e della camera di consiglio: si è solo portato avanti col lavoro. Nessuna protesta per quel giudice che si permette di discutere col pm che indaga un suo conoscente per un grave reato commesso. Un giudice non commette illeciti se deposita una sentenza con una pagina mancante; se intercetta un'utenza telefonica sbagliata per quattro giorni o se pronuncia ingiurie e invettive contro inquirenti e polizia giudiziaria.
C'è poi il caso di un magistrato che è stato perdonato perché - pur avendo partecipato a una festa in cui erano presenti dei pregiudicati - alla fine era un'unica festa. Insomma, un caso isolato val bene il perdono. E per le toghe vale sicuramente spesso.
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