Dalle umili origini alle lacrime per il virus. Tutti i segreti di Zaia, paladino anti Covid

Con "Ragioniamoci sopra" il governatore del Veneto ripercorre la sua vita

Dalle umili origini alle lacrime per il virus. Tutti i segreti di Zaia, paladino anti Covid

Dalle umili origini, alla pandemia che è «il nostro Big Bang», finendo con le sfide che ci attendono. Il primo libro del governatore del Veneto Luca Zaia, Ragioniamoci sopra. Dalla pandemia all'autonomia (Marsilio), attraversa tutte le tappe della sua vita, dalla sua famiglia di emigranti in Sud e Nord America, alla sua infanzia a Bibano, la passione per i cavalli, le corse campestri e poi gli studi, la Liga Veneta, il matrimonio con Raffaella.

L'esperienza da amministratore pubblico e da ministro dell'Agricoltura a 40 anni con Silvio Berlusconi, «per la prima volta in tanti anni ho avuto paura. Ero preoccupato di non essere all'altezza».

«Mi definisco amministratore perché tale mi sento. Non mi sono mai nascosto: ho avuto anch'io paura, soprattutto nei primi giorni della pandemia; l'ho condivisa con tutti i cittadini e abbiamo capito insieme, strada facendo, che le istruzioni per l'uso non le conoscevamo semplicemente perché non c'erano».

Riflettere sulle scelte compiute nei mesi dell'emergenza Covid gli ha fornito lo slancio per ripercorrere le tappe fondamentali in cui si sono formati e consolidati valori e principi della sua attività istituzionale. «Non avrei mai immaginato che un giorno mi sarei trovato a dover dare notizia quotidianamente di migliaia e migliaia di cittadini morti scrive -. Sono stati mesi di vera trincea. In tanta fatica mi ha sostenuto l'amore che nutro per il Veneto e per i veneti. Tutt'oggi dormo due o tre per notte». E cita de Gaulle: «Devo prendere delle decisioni e forse non saranno perfette. Ma è meglio così piuttosto che essere alla continua ricerca di decisioni perfette che non arriveranno mai».

Critico con i no vax che «troppo spesso ragionano come per una partita di calcio». Nel capitolo «Radici», Zaia si confronta con le sue origini, in una famiglia segnata dall'esperienza dell'emigrazione e del duro lavoro.

Racconta gli anni degli studi e la scoperta della vocazione al servizio delle istituzioni, dall'incontro con la Liga grazie al cugino «con cui dividevo l'appartamento a Udine» al legame con il territorio, dai successi delle Colline del Prosecco patrimonio Unesco al confronto serrato con le catastrofi climatiche, fino alla gestione di un sistema sanitario d'eccellenza.

Tenero il ricordo di nonno Enrico, classe 1896, morto nel 1996, poco prima di compiere 100 anni, che «ha fatto in tempo a congratularsi con me per la nomina ad assessore provinciale. Chissà se avrebbe mai immaginato che sarei diventato presidente di Regione e prima ministro dell'Agricoltura». Poi papà Bepo, meccanico, «l'unico che aveva il telefono in paese», che «mi ha insegnato tutto quello che c'era da sapere sulla meccanica». Il bullismo a scuola «provato sulla mia pelle», il servizio di chierichetto «una grande scuola di servizio a disposizione della comunità», la vacanza con gli amici a Marbella su una Citroen 2 Cavalli: «percepivo quel viaggio come quello di Ulisse oltre le colonne d'Ercole».

Infine fa il punto sui più importanti cambiamenti in atto, dalla rivoluzione digitale fino alla madre di tutte le riforme: quell'autonomia che è la chiave per la transizione verso un federalismo regionale e che appare ancora più urgente oggi,

per ridare speranza alla comunità e non sprecare una preziosa occasione di rinascita.

«L'autonomia del Veneto diverrà una realtà, è assunzione di responsabilità», scrive. «La vera riforma delle riforme? Quella culturale».

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