Tutte le giravolte (e le figuracce) dei 5s

Cadono uno dopo l'altro i tabù del M5S. L'ultimo obiettivo è il doppio mandato, su cui Giuseppe Conte è già sotto pressione da parte dei parlamentari

Tutte le giravolte (e le figuracce) dei 5s

All’inizio c’era lo streaming, la voglia di trasmettere tutto sul web in ossequio al principio della trasparenza assoluta. Chi non ricorda il live dell’incontro tra Pier Luigi Bersani, Enrico Letta con Beppe Grillo e il tandem formato da Vito Crimi e Roberta Lombardi, all'epoca capogruppo al Senato e alla Camera? L’allora leader del Partito democratico cercava i voti in Parlamento per formare il governo, andando incontro alla derisione dei grillini. Sembra passata un’era geologica, eppure sono appena otto anni. Il tempo necessario per il Movimento 5 Stelle di rimangiarsi tutto. Praticamente dei dogmi dell’esordio, dopo il via libera al finanziamento pubblico tramite il 2X1000, non c’è quasi più nulla. Resiste solo il divieto di candidatura dopo il secondo mandato. Ma, a quanto pare, sarà il prossimo e l’ultimo tabù a crollare. Il presidente del M5S, Giuseppe Conte, deve risolvere la spinosa questione. Del resto è già prevista la deroga del “mandato zero”, quello che vale per i consiglieri comunali e che ha permesso a Virginia Raggi di correre per il Campidoglio.

Gli addii alle regole, dallo streaming alla rotazione dei capigruppo

Si diceva dello streaming, che pian piano è finito nell’oblio. In molti ricordano un altro duello infuocato, quello del 2014 tra Matteo Renzi e il solito Grillo. Ma in realtà era già il canto del cigno della diretta via web. I pentastellati, secondo i progetti iniziali, avrebbero dovuto trasmettere qualsiasi assemblea. È bastato poco per capire l’impraticabilità del progetto. E di fatto con la legislatura, iniziata nel 2018, lo streaming è stato totalmente cancellato. Nemmeno se ne parla più. Ma prima ancora era stata cestinata un’altra regola interna: il divieto di andare in televisione. Addirittura Walter Rizzetto, all’epoca esordiente parlamentare del Movimento e oggi deputato di Fratelli d’Italia, fu oggetto di una reprimenda da parte di Grillo per aver partecipato a una trasmissione di informazione su La7.

Era il tempo delle scomuniche per chi frequentava studi televisivi o parlava con i giornalisti. Il passo indietro è stato rapido: con il passare dei mesi la smania di presenzialismo è cresciuta. E gli esponenti del M5S sono diventati ospiti fissi di talk show e presenze costanti nei telegiornali. Anzi Conte annuncia il boicottaggio se le nomine in Rai non sono state di gradimento. Un altro punto cassato è l'alternanza dei capigruppo: all'ingresso in Parlamento era prevista una rotazione ogni tre mesi dei presidenti di deputati e senatori.

Alleanze con tutti e ok al finanziamento pubblico

Le ultime elezioni Politiche hanno segnato il vero spartiacque, abbattendo un altro credo dei primi tempi: il “mai alleanze”. “Il Movimento 5 Stelle non fa alleanze né con il Pd, né con la Lega, né con altri. Quando andremo al governo presenteremo al Parlamento i nostri punti del programma di governo”, vaticinava Grillo, nel 2017. La retromarcia è stata talmente virulenta, che in pochi mesi il M5S è passato dall’alleanza con la Lega a quella con il Partito democratico, finendo addirittura alle larghissime intese. Con Mario Draghi, un banchiere, presidente del Consiglio. Dal “mai alleanze” ad alleanze con tutti nel giro di appena tre anni.

Ma alla chetichella è sparita dai radar un altro dei fiori all’occhiello della creatura di Grillo: la rendicontazione pubblica delle spese. Un tempo si faceva a gara a mostrare gli scontrini per le note spese, in nome del pauperismo dei “cittadini in Parlamento”, dimostrando che si poteva fare politica con poco. Così fin dall’ingresso nelle Istituzioni, attraverso il sito tirendiconto.it, era possibile consultare come erano stati impiegati soldi dei parlamentari, ma anche dei consiglieri regionali. Era lo strumento con cui si poteva capire chi fosse in regola con le restituzioni e vedere in che modo fossero usati i rimborsi spese. La fine del matrimonio con Davide Casaleggio ha portato alla chiusura di questa pratica di trasparenza. Oggi il dominio di quel sito è tristemente vuoto. Di pari passo è andato l’addio alla decisione di non prendere soldi pubblici per finanziare la politica. Il 2X1000 era stato osteggiato quando Letta lo introdusse al posto dei rimborsi elettorali, la formula di finanziamento pubblico alla politica.

Il prossimo obiettivo è il doppio mandato, la cancellazione di quella regola interna che vieta la

candidatura al termine della seconda legislatura. La pressione di deputati e senatori è forte: tutti vogliono poter avere una terza possibilità. Mandando in frantumi l’architrave, il dogma dei dogmi, del Movimento 5 Stelle.

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