Valori, cattolici, un'infanzia da boy scout e poi la scalata verso il successo. Davide Serra, il finanziere finito sulle pagine dei giornali dopo la Leopolda del Partito Democratico, si racconta in un'intervista a Repubblica, in cui spiega come da giovane analista per Morgan Stanley sia arrivato alla direzione del dipartimento ricerca e poi a mettersi in proprio.
"Sono partito da zero con una segretaria", racconta, dando vita a un fondo (Algebris) che dopo essere partito con un capitale di 70 milioni di dollari, oggi impiega 22 persone, con uffici in diverse città, Milano compresa e 2 miliardi e mezzo di investimenti.
Accanto al successo - e a una serie di attività benefiche - Serra ha anche una holding alle Cayman di cui molti gli chiedono conto. "Il fisco la considera 100% inglese", racconta a Repubblica, promettendo comunque di chiuderla pur di far cessare le polemiche.
Alla Leopolda, l'intervento di Serra è rimasto impresso per parole poco contro lo sciopero che hanno destato stupore all'interno dello stesso Partito Democratico. "Non ho mai detto di essere contro il diritto allo sciopero", corregge il tiro, convinto però della necessità di una coordinazione, "per non creare disagi alla gente".
In tutto questo, e nonostante avesse detto di voler prendere la tessera del Pd londinese, al partito Serra non si è mai iscritto. Ma assicura: "Ho fatto richiesta". E per il futuro, almeno per ora, non sembra intenzione a lasciare il suo posto.
"Non cerco incarichi, amo il mestiere
538em;">", chiarisce. "Ma i miei nonni hanno combattuto per la libertà dell'Italia e voglio che un giorno i miei figli e nipoti possano dire che in un momento difficile per l'Italia ho dato nel mio piccolo una mano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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