Ddl Zan, scontro sul voto segreto: il centrodestra e la lezione al Pd

Centrodestra compatto per la difesa del "voto segreto". La lezione di Gasparri e Calderoli alla sinistra sulle procedure parlamentari

Ddl Zan, scontro sul voto segreto: il centrodestra e la lezione al Pd

Il Ddl Zan rischia il respingimento al Senato. Un esito che deriverebbe dalla linea scelta dal segretario del Pd Enrico Letta, che non ha voluto dialogare nel merito con le forze che si sono rese disponibili: Lega, Forza Italia, ma pure Italia Viva. Il Partito Democratico, nel corso della seduta odierna, ha provato a scaricare le "colpe", per così dire, al presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Per la formazione politica che ha sede al nazareno, la seconda carica dello Stato non avrebbe dovuto concedere il voto segreto. Una polemica sulle procedure, dunque, che ha accompagnato il dibattito in Aula.

La stessa Casellati ha spiegato lo stato dell'arte: "Sono arrivate due richieste di votazione a scrutinio segreto riferite alle proposte di Lega e FdI di non passaggio agli articoli. Il presidente ritiene ammissibili queste due richieste di votazione segreta in base al regolamento e in base ai precedenti". Insomma, è il regolamento stesso a prevedere questa modalità di voto. Di tutt'altro avviso il senatore del Pd Luigi Zanda, che ha presentato una disamina del tutto opposta a quella sostenuta dall'intera coalizione di centrodestra. Tra i più attivi, tra gli scranni su cui è seduta quella parte politica, il senatore Maurizio Gasparri ed il senatore Roberto Calderoli.

Il senatore di Forza Italia ha ringraziato il presidente Casellati per l'opportunità di votare attraverso il voto segreto, che è permesso dal regolamento. "Letta - ha fatto presente il presidente per la Giunta per le elezioni - è un bugiardo, ha finto di aprire a cambiamenti sulla legge Zan ma i suoi rappresentanti sono stati tetragoni. Non hanno voluto nessun confronto reale. Ho personalmente partecipato alla riunione e ho prospettato delle riflessioni su alcuni articoli. Volevano invece una resa unilaterale di chi ritiene sbagliati alcuni punti della cosiddetta legge Zan. Il Pd ha ingannato il parlamento e l'opinione pubblica. Vogliono uno scontro per irresponsabilità". Il partito presieduto da Silvio Berlusconi è favorevole ad una legge che combatta le discriminazioni, ma ritiene che il Ddl Zan punti ad altro, ossia alla diffusione di un disegno più ideologico che giuridico.

Sulla stessa scia, il senatore della Lega, che ha sottolineato come le polemiche sollevate da Zan siano strumentali: "Il non passaggio agli articoli - ha fatto presente l'ex ministro - è previsto dal nostro regolamento, non è un voto-truffa o una trappola, come dice Zan. Ho presentato la richiesta di non passaggio agli articoli per il Ddl Zan perché questa non è una discussione, è una rissa ideologica, non politica e di contenuti, tra chi era a favore a tutti i costi e chi non lo voleva". E ancora: "Ho chiesto anche il voto segreto perché, piuttosto che fare un mostro giuridico o una porcata, vi garantisco che è meglio fermarsi qui", ha aggiunto. Insomma, Calderoli vorrebbe che ognuno potesse esprimersi attraverso quella modalità di voto anche per interrompere quella che ritiene una potenziale "porcata".

La senatrice Licia Ronzulli - come ripercorso dall'Agi - ha sgombrato il campo da ogni possibile interpretazione errata sul pensiero di Forza Italia: "Spazziamo il campo da ogni equivoco - ha premesso - : Forza Italia non è, non è mai stata e non sarà mai a favore di alcun tipo di discriminazione. A differenza di altri, che sull'odio, sulla menzogna e sulla costante denigrazione dell'avversario hanno costruito buona parte della propria fortuna politica, noi alle aggressioni anche solo verbali e alla ghettizzazione delle persone abbiamo sempre detto no". Fosse dipeso da Fi, quindi, il Ddl Zan sarebbe stato discutibile nel merito, se solo Letta ed il Pd avessero intrapreso la strada che porta verso la dialettica politica e non la chiusura ostruzionistica.

Nel corso della bagarre in Aula, sia Zanda sia Leu si sono distinti per aver criticato il voto segreto.

Il presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, fondando il ragionamento sul regolamento e sulla "questione eclusivamente giuridica", ha difeso con forza quanto disposto. Il fatto è - ha ribadito la terza carica dello Stato - che la questione non è procedurale. Peraltro esiste anche un precedente sull'ammissibilità che risale al 1998, nel contesto di una votazione sull'ergastolo.

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