De Dominicis dura appena 4 giorni: la figuraccia di Raggi e M5S

L'ex magistrato vittima degli scontri tra le correnti grilline. Silurato perché "non ha i requisiti" dopo le polemiche interne

De Dominicis dura appena 4 giorni: la figuraccia di Raggi e M5S

Mettetela così: non tutti hanno l'onore di entrare nella storia di Roma. Ma Raffaele De Dominicis, con l'aiuto di Virginia Raggi e di tutto il Movimento Cinque Stelle, c'è riuscito. Egregiamente. Nemmeno il tempo di sedersi sulla sedia di assessore al Bilancio della Capitale che i grillini lo hanno già messo all'angolo. Appena 4 giorni da nominato (ordinanza protocollata il 7 settembre). Poi arrivederci e grazie.

La Raggi silura De Dominicis

Virginia Raggi ha deciso di silurare il suo nuovo assessore al Bilancio, continuando l'agonia di una giunta che non riesce ancora a coprire i ruoli chiave per governare Roma. "L'ex magistrato e già procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio - ha scritto su facebook -, in base ai requisiti previsti dal M5S non può più assumere l'incarico di assessore al Bilancio della giunta capitolina". Il motivo è che De Dominicis risulta indagato per abuso d'ufficio. Punto e a capo. Ora il sindaco dovrà trovarne un altro e sebbene dica di essere "già al lavoro per individuare una nuova figura che possa dare un contributo al programma della giunta su Roma", la sensazione è che navighi nel buio.

Bisogna dire che la nomina di De Dominicis era nata già zoppa. Il Direttorio del M5S 48 ore dopo la scelta del sindaco (il 4 settembre) chiese subito alla Raggi di "ripensare" alla nomina dell'ex procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio. Il motivo? Probabilmente pesa quella intercessione dell'avvocato Sammarco, socio di Cesare Previti (molto vicino alla destra) da cui la Raggi ha svolto la pratica legale dal 2003 al 2006. L'avvocato avrebbe chiesto a De Dominicis la disponibilità a prendere il posto del dimissionario Marcello Minnenna, lui ha accettato ma ai grillini puzza l'intercessione di Sammarco.

"Nessuno può nascondersi che le difficoltà ci siano", aveva detto De Dominicis appena appresa la nomina. "Affronto il compito con spirito laico e di sostegno alla città. Una città che ha bisogno di aiuto e che è un giacimento turistico e culturale unico al mondo. Io sono un uomo libero, indipendente e mi definisco un discepolo di Benedetto Croce, come lo era il mio amico Marco Pannella".

De Dominicis vittima delle correnti grilline

Non è bastato dichiararsi vicino al defunto leader dei Radicali per guadagnarsi la verginità necessaria a far ingoiare il rospo ai vari Di Maio, Di Battista e via dicendo. Con Grillo dietro l'angolo, peraltro. Non è bastato nemmeno un curriculum di tutto rispetto: a lui si deve l'avvio delle indagini sul danno erariale di "mafia Capitale", l'apertura dela breccia che ha portato allo scandalo dei fondi della Margherita e all'arresto Lusi. Poi ha messo le mani in affittopoli, parentopoli e via dicendo.

Il fatto è che a Roma in questi giorni imperversa una lotta intestina all'interno del M5S che fa passare tutto in secondo piano. Anche le qualità e le esigenze della Capitale. De Dominicis è la seconda vittima di questa battaglia: prima di lui è caduta la Taverna (e il mini-direttorio romano) che s'è dimessa (forse su richiesta della Raggi stessa) portandosi dietro l'ex magistrato (non amato dall'ala oltranzista del Movimento). Do ut des: cade uno mio e uno tuo. Roba da correnti democristiane.

Così De Dominicis può

tornare alla sua pensione ed evitare il "rientro a Roma per iniziare questa avventura". Non servirà. Il Movimento ha deciso di iscriverlo negli annali come uno degli assessori più brevi della storia romana.

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