«Ringrazio dal profondo del cuore i siciliani per aver accolto il mio appello. La Sicilia ha scelto la strada del cambiamento, un cambiamento vero, serio, costruttivo e basato sull'onestà, la competenza e l'esperienza. La vittoria di Musumeci è la vittoria dei moderati. Il grande risultato di Forza Italia che ha reso possibile la vittoria del centrodestra unito significa che la Sicilia ha scelto la rivoluzione liberale».
Unità, chiarezza, un candidato forte, il «fattore Berlusconi», la vittoria nel «derby» con Fratelli d'Italia e Lega. Il presidente di Forza Italia segue con attenzione prima gli exit poll, poi lo spoglio del voto siciliano. Quando l'esito sembra in bilico si fa sfuggire il rimpianto di non essere stato ancora più presente in Sicilia per convincere altri indecisi. Poi con il passare delle ore il successo si va delineando in maniera limpida, con un distacco che si fa sempre più importante. E Berlusconi - che telefona al neo-governatore per complimentarsi, incassando in risposta il ringraziamento «per l'impegno profuso» - decide di commentare affidandosi prima su Facebook, poi con un comunicato in cui fotografa il nuovo bipolarismo che sta emergendo.
«Il grande dato politico di queste elezioni, che poi si riflette su quelle nazionali, è che in Sicilia come in Italia la battaglia è fra noi e i Cinque Stelle. Alle Politiche - ripete ai suoi - vedrete che li fermeremo. Il fallimento dell'esperienza di governo regionale e nazionale del Pd, e le divisioni della sinistra, non lo rendono un competitore credibile dell'ondata ribellista, pauperista e giustizialista rappresentata dal M5s. Il Pd è un partito fallito che va a Palazzo Chigi solo con premier non eletti».
Per Berlusconi i cittadini erano davanti a un bivio: «La nostra rivoluzione positiva, o la rabbia inconcludente dei Cinque Stelle. Il grande risultato di Forza Italia ha reso possibile la vittoria del centrodestra unito che ha messo da parte i particolarismi e gli egoismi di partito. Abbiamo impedito che la Sicilia cadesse in mano a chi non ha mai realizzato nulla, non ha mai amministrato un condominio, non ha mai neppure lavorato», sottolinea l'ex premier. «Ora la stessa sfida riguarderà l'Italia intera. Il centrodestra moderato nel linguaggio ma capace di una radicale riorganizzazione della cosa pubblica è la sola alternativa al ribellismo, al pauperismo, al giustizialismo», spiega. «Auguri a Musumeci: ha davanti a sé un compito difficile ma ha la capacità e le forze per potercela fare. Io, noi gli saremo vicini».
Ci sono alcuni punti fermi che ricorrono nei commenti del presidente del partito azzurro. Il centrodestra unito vince. Forza Italia si conferma primo partito e perno della coalizione. Berlusconi - «è sempre lui che dà le carte» commenta Sestino Giacomoni - con la sua presenza sul campo dimostra di poter essere determinante. Senza dimenticare la necessità di strutturare la cosiddetta «quarta gamba» che riunisca insieme l'area popolare, riformatrice e cattolica. Un'operazione che potrà contare su un viatico importante: il grande successo registrato dall'Udc di Lorenzo Cesa. «Il nostro straordinario risultato è l'affermazione di un partito profondamente rinnovato nella sua classe dirigente, credibile e strettamente legato al territorio» dice il segretario dell'Udc. Un risultato molto superiore a quello di Alternativa popolare di Angelino Alfano.
Se queste sono le percentuali raggiunte nell'isola dal partito del ministro degli Esteri, si ragiona dalla parti di Arcore, figuriamoci quale potrà essere il risultato a livello nazionale. Nessuna rincorsa perciò, ma attenzione ai movimenti interni in Ap, soprattutto da parte dell'ala nordista, da cui potrebbe arrivare un contributo importante alla costruzione della «quarta gamba».
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