Daniela FediPeter Dundas risponde con un'epocale sfilata Cavalli alla domanda pubblicata da un giornale anglosassone lo scorso gennaio: «Quando Peter Dundas si deciderà a prendere in mano la matita per disegnare il nuovo Cavalli?». Il bravo designer norvegese ha infatti ringiovanito con grande eleganza quel fascinoso mix di lusso e selvaggeria, decorazione e sensualità, che ha sempre caratterizzano la griffe toscana oggi controllata dal fondo Clessidra. «Sono partito dall'art nouveau, dai grandi artisti dei primi '900 che dipingevano bellissime donne così libere, intense e immerse nella natura da sembrare pagane» racconta nel backstage citando le muse di Klimt e Alphonse Mucha senza dimenticare le figurine in bianco e nero di Aubrey Beardsley. Dai ritratti di Adele Bloch Bauer oppure di Alma Schindler dipinti da Klimt prende il prezioso lavoro sui metalli ricamando con innumerevoli paillette in bronzo dorato le chilometriche sciarpine annodate come chocker al collo. Invece all'ammaliante Salomè di Mucha «ruba» i magnifici fiori stampandoli con effetto filigrana perfino su una piccola giacca di velluto nero. C'è un'incredibile cappa fatta da un patchworck di visoni colorati mentre la scimmia (animale guardiano dell'anno secondo l'oroscopo cinese) viene intagliata tipo broccato nel velluto ametista, turchese o nero. Tutto è languido, fluido, apparentemente senza sforzo ma ricercato oltre ogni dire a cominciare dal sensazionale bomberino in denim lungo fino ai piedi come un cappotto da sera per non parlare dei magnifici jeans con un ricamo floreale ripreso da un modello originale di Paquin sul fondo. Le ragazze hanno i capelli sciolti sulle spalle con la riga in mezzo: una pettinatura da dea pagana che non si cura di quel che pensa la gente di lei. Hanno tutte alti stivali o scarpe con zeppa e punta rotonda: un'altra citazione allo stile glam rock consegnato al mito da David Bowie che per primo rilanciò l'art Nouveau nell'elettrizzante Londra degli anni Settanta. Insomma un Cavalli da manuale, senza Roberto ed Eva, ma con una nuova mistica della femminilità. Eccentrica, sensuale, libera perfino dai vincoli di orario e di opportunità dell'abito, la donna di Alberta Ferretti è semplicemente meravigliosa. Può essere una silfide in pigiama nei viali di Central Park ma anche una business woman che si presenta al consiglio di amministrazione in sottoveste da sera in pizzo e lungo cappotto di alpaca con fiori tridimensionali ricamati sulla schiena. Ai piedi deliziose pantofoline con o senza tacco (nome in codice: mules) sapientemente bilanciate dai lunghi orecchini di sapore vittoriano e dal magistrale taglio in sbieco che segna il corpo senza costringere. È un'immagine così felicemente «ferrettiana» da riscaldare il cuore di chi ama il made in Italy.Su questo punto Fausto Puglisi è senza paragoni: solo lui può mescolare le casule ricamate conservate nelle chiese siciliane con il giubbotto che nei college americani si chiama Varsity, la furia cinetica di Balla con un cappotto di cashmere double dal taglio sartoriale, le pellicce intarsiate e ricamate (una splendida capsule in collaborazione con Giuliana Teso) e gli anfibi dei marine. Tutto questo e tutto insieme porta a quel massimalismo italiano che è il vero filo conduttore di questa prima giornata di sfilate del prossimo inverno. C'è chi lo fa con i materiali: un potente mix and match di tessuti ricchi e poveri per lo stile in tutti i sensi «open» di Kristina T.
Invece Simonetta Ravizza compone un'immagine di lusso aristocratico attraverso i grandi classici della pellicceria (visone demi buff, zibellino, volpe in tutti i modi) rivisitati da intelligenti profili a contrasto e da un bellissimo lavoro di styling. La borsa Furrissima (un sacchettino di diversi peli cuciti a mano), le ciabattine in pelle e pelliccia e il baschetto negli stessi preziosi materiali tolgono l'aria anni Ottanta e aggiungono allure.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.