
Del mostro sacro resta il mostro. Non lo aiutano i centocinquanta chili, il modo voluttuoso di bagnarsi le labbra con il Borgogna o di riempirsi la bocca di foie gras. Paga una certa volgarità che, chissà perché quando è francese riesce ad essere persino peggiore di altre e il fatto di essere eccessivo in tutto. Il 16 agosto 2011 un volo CityJet da Parigi a Dublino è stato ritardato di un'ora e mezza perché Depardieu, ubriaco, avrebbe urinato nel corridoio poco prima della partenza. Ed è uno che, osservando una bambina di dieci anni in sella al suo cavallo in maneggio, è riuscito a commentare lascivo e inopportuno e intollerabile «Se il cavallo va al galoppo, lei gode». Perché la verità è che Gerard Depardieu sporca tutto ciò che tocca. E malgrado in patria sia considerato un monumento nazionale vivente, nonostante un premio Oscar, due Cèsar, un sacco di film, ieri l'attore 76enne era in tribunale a Parigi per la seconda udienza di un processo a suo carico per violenze e molestie sessuali. Lo hanno denunciato Amelie e Sarah, le due assistenti alla scenografia e alla regia del film Les Volets verts, del 2021. E non è neppure nuovo a questo tipo di accuse. Ma andrà giudicato senza pregiudizi, perché la volgarità è incresciosa ma non è un crimine. A testimoniare in suo favore, ieri, l'attrice amica Fanny Ardant. Ma è stato soprattutto lui a parlare per se stesso: «Non mi nasconderò, è dura». Si tratta del caso più eclatante di metoo francese dopo le accuse di aggressione sessuale sull'allora minorenne Adèle Haenel contro il regista Christophe Ruggia. Depardieu ha negato ogni illecito: «Mi hanno sempre detto che ho un'indole russa, non so se è per il bere o per la volgarità», ha aggiunto l'attore, che per la prima volta ha ammesso di aver utilizzato un linguaggio volgare e acceso nei confronti di una donna che lo accusa e di averle «afferrato i fianchi».
Ma ha negato di averla aggredita: «Capisco perfettamente se è un po' turbata» riferendosi alla scenografa «sono capace di parlar male. Non devo farlo, non devo arrabbiarmi». Ma ha chiarito che «non tocco il sedere delle donne». Oltre un'ora di testimonianza di fronte a un'aula gremita, durante la quale Depardieu ha detto di essere stato di «cattivo umore» perché il set era caldo, condizione che lui soffre ancora di più perché è sovrappeso. Ma ha insistito sul fatto di non essere un «predatore» sessuale. Depardieu rischia fino a cinque anni di carcere e una multa di 75mila euro in caso di condanna.
Dopo Depardieu è toccato alla scenografa parlare. Ha descritto la presunta aggressione nel dettaglio, mentre lei gli passava accanto in uno stretto corridoio, dicendo che l'attore prima le avrebbe afferrato i fianchi per poi iniziare a «palparla» dietro e «davanti, intorno», facendo scorrere le mani vicino ai glutei, ai fianchi e all'area pubica, prima di allungarle una mano sul petto. «È stato allora che ho avuto un riflesso e mi sono detta Mio Dio. Ho cercato di liberarmi, ho cercato di togliergli le mani, non ci sono riuscita. Mi ha terrorizzata, ha riso, sembrava un pazzo».
Poi è toccato di nuovo all'attore. La donna ha parlato di parole «oscene», gli ha chiesto il presidente. «Oscene?» ha risposto «cosa vuol dire oscene? Volgari? Sì, mi succede di dire, Dai, figa! Andiamo...». Quando il presidente gli ha chiesto poi dell'accusa di Amelie di averla «afferrata», Depardieu ha ammesso «L'ho presa per le anche» mimando il suo gesto con le mani. «Le ho afferrato l'anca per non scivolare, perché ero infastidito dal suo comportamento» e ripete di averla afferrata per scuoterla.
Ma, ha concluso Depardieu, «Non vedo per quale motivo mi divertirei a palpare una donna, delle natiche, dei seni, non sono mica un palpeggiatore in metropolitana.
Non vado in giro a divertirmi a 76 anni e 150 chili... non mi piaccio abbastanza per mettere una mano sul sedere a qualcuno. Ma che roba è? Cos'è? Non sono mica Emile Louis» (violentatore seriale della fine degli anni Novanta, ndr).
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