Lo dice la sinistra "Il meglio a destra è Berlusconi"

Intervista su "L'Express". I radical chic rivalutano l'ex premier come elemento di moderazione nei confronti dei sovranisti.

Lo dice la sinistra "Il meglio a destra è Berlusconi"

La Francia riaccende i riflettori su Silvio Berlusconi. Per cercare di fare chiarezza sulla situazione italiana uno storico settimanale come l'Express si rivolge al presidente di Forza Italia, ovvero a colui che «è ancora al centro della vita pubblica dopo 30 anni ed è al centro di una possibile nuova maggioranza di governo ed è probabilmente uno di quelli in grado di comprendere meglio l'opinione degli italiani». Ne nasce una lunga intervista da cui si comprende che alcuni antichi pregiudizi sono ormai superati o storicizzati e la figura del Cavaliere è oggetto di una rivalutazione anche in ambienti a lui un tempo ostili.
Il colloquio si concentra sulla politica italiana, ma non manca il respiro continentale - «sono convinto che tra 10 anni l'Italia sarà ancora saldamente nell'Unione Europea, perché se così non fosse vorrebbe dire che l'Europa non ci sarebbe più» - la richiesta di un giudizio su Emmanuel Macron. «Ho molta stima e profondo rispetto per il Presidente Macron, per il suo ruolo di leader e di protagonista responsabile e al tempo stesso innovatore del processo di integrazione europea. Del resto, fin dai tempi di De Gaulle questa è la vocazione della Francia. Di lui apprezzo il dinamismo, il coraggio, la capacità di visione. Ma al di là dell'età, non credo si possa definire politicamente un mio figlio. Certo, ha saputo trasformare i termini della politica francese, come è accaduto in Italia all'epoca della mia discesa in campo. Però lui e io abbiamo un percorso culturale e politico molto diverso. Il Presidente Macron viene da una sinistra che è stata capace di evolversi in senso liberale. Lo apprezzo molto per questo, ma non è la mia storia».
Dalla Francia all'Italia. Sullo stato dell'arte nel nostro Paese Berlusconi non nasconde le proprie perplessità. «Sono molto preoccupato. Per fronteggiare la crisi il governo ha agito con grande ritardo, adottando misure stataliste e dirigiste, distribuendo mance elettorali piuttosto che una vera strategia per il rilancio. Le difficoltà con l'Europa sono anche conseguenza di questo, probabilmente». L'Express chiede a Berlusconi come sia cambiata l'Italia nell'arco di 30 anni, partendo dal presupposto della sua immutata centralità politica. «La centralità di cui lei parla è soprattutto una centralità delle idee che abbiamo messo in campo per uscire dall'emergenza. L'Italia è cambiata profondamente come è cambiato tutto il mondo occidentale nel quale noi viviamo. L'evoluzione della tecnologia ha trasformato le nostre abitudini di consumo e il nostro modo di ottenere informazioni. Quello che possiamo già dire oggi è che come in tutte le fasi di trasformazione le persone sono disorientate. E il disorientamento produce scelte spesso irrazionali. Chi oggi ha 50/60 anni o più ha fatto in tempo a crescere in un mondo condizionato dalle ideologie e dalle esperienze del '900, con tutte le tragedie che il secolo scorso ha portato con sé, dal fascismo al comunismo. I più giovani hanno perso questa memoria storica e non l'hanno ancora sostituita con diversi punti di riferimento. La scuola ha mancato il suo compito formativo. Per questo spesso per esempio i giovani non votano o votano in maniera irrazionale».
Berlusconi si rifiuta di liquidare il populismo e il sovranismo come fenomeni negativi. «Cos'è davvero il populismo? Io non potrò mai dare un valore negativo a un concetto che esalta il ruolo del popolo. La sovranità popolare è alla base della democrazia. In effetti io sono sceso in campo nel 1994 proprio per riportare al popolo quella sovranità che il sistema dei partiti della prima Repubblica aveva finito con l'espropriare. Che governo per l'Italia ho in mente? Di centrodestra, naturalmente. Un centrodestra che per vincere, per governare, per essere credibile nel mondo deve avere un profilo liberale, cristiano, garantista, europeista. Quello che solo Forza Italia, rappresentante italiano del Ppe, può rappresentare. Per questo il nostro ruolo è essenziale, non solo per una questione numerica. Se per sovranismo lei intende orgoglio della nostra identità europea e occidentale, della nostra storia, del nostro stile di vita, della nostra società libera e aperta, se intende determinazione a difendere tutto questo contro i nemici vecchi e nuovi, allora posso dire che il primo sovranista sono io. Su questo non è difficile trovare un'intesa, da liberali, con i nostri alleati».
Sulle sue vicende giudiziarie Berlusconi ribadisce la volontà di chiedere giustizia «alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Non lo faccio per me, io sono stato ampiamente indennizzato dal consenso e dall'affetto che gli italiani hanno continuato a darmi, lo faccio per la democrazia italiana. Tutti gli elettori, di qualsiasi partito, devono sapere che il processo democratico in Italia è stato alterato da alcuni magistrati». Infine Berlusconi risponde a una domanda su Giorgia Meloni, sulla quale anche oltralpe cresce la curiosità, esprimendo un giudizio più che positivo. «La stimo e la rispetto. Ha molta energia e determinazione.

Viene da una cultura diversa dalla nostra, da una storia che non è la nostra, ma ha abbastanza pragmatismo e sensibilità politica da non essere prigioniera del passato. E poi è molto cresciuta da quando era un giovanissimo ministro del mio governo».

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