Potrebbero essere già iscritti nel registro degli indagati per la vicenda della Diciotti i nomi del premier Giuseppe Conte e dei ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli. Un atto dovuto dopo che la Giunta per le immunità del Senato, che sta valutando la posizione di Matteo Salvini, ha inviato alla Procura di Catania gli atti di Conte e dei due ministri allegati alla memoria difensiva del numero uno del Viminale, con i quali il governo si assumeva, condividendola, la responsabilità politica della linea dura di Salvini quando lo scorso agosto si rifiutò di far sbarcare i 177 migranti a bordo della nave della Guardia Costiera.
Martedì la Giunta per le immunità voterà sì o no all'autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, un passaggio che sta mettendo in seria difficoltà i Cinque stelle. Ma intanto il presidente della Giunta, Maurizio Gasparri, orientato a respingere la domanda dei magistrati siciliani, ha deciso di inviare le memorie firmate dai tre esponenti di governo alla Procura di Catania affinché valuti anche le loro posizioni. Gli atti, come confermato dallo stesso procuratore Carmelo Zuccaro, sono stati già recapitati alla Procura etnea che ha aperto un fascicolo per sequestro di persona. Adesso Zuccaro (se non lo ha già fatto) dovrebbe indagare Conte, Di Maio e Toninelli per poi decidere di chiedere o meno l'archiviazione della loro posizione. Esattamente come accaduto in autunno con Salvini, in piena emergenza Diciotti. Fu sempre il capo della Procura di Catania, dopo aver ricevuto il fascicolo da Palermo per competenza territoriale, a chiedere l'archiviazione al Tribunale dei ministri catanese perché a suo dire la scelta di Salvini di non far sbarcare i migranti dalla Diciotti fu una scelta politica. Un'impostazione che però non è stata condivisa dal Tribunale dei ministri, che ha deciso di procedere comunque contro Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato. Probabilmente dunque gli atti di Conte, Di Maio e Toninelli seguiranno lo stesso iter. Anche se Zuccaro, trovandosi di fronte alla medesima vicenda, dovesse chiedere l'archiviazione, sarebbe comunque il Tribunale dei ministri a decidere cosa fare nei confronti dei tre esponenti del governo. Tutto questo mentre il capitolo che riguarda il solo Salvini va avanti in maniera autonoma.
La prossima settimana sarà determinante, a cominciare dal voto degli iscritti M5s sulla piattaforma Rousseau sollecitato dal Movimento per decidere se dare o meno il via libera all'autorizzazione a procedere. I pentastellati erano orientati a respingere la richiesta del Tribunale per non mettere a rischio il governo, anche a costo di andare contro uno dei capisaldi dei Cinque stelle. Ora che faranno nel caso la base decidesse per il sì? Ipotesi improbabile ma, dice Manlio Di Stefano, «se il popolo M5s voterà sì, noi voteremo sì in Giunta». Anche se per l'esponente pentastellato in questo caso l'autorizzazione non deve essere concessa perché sui migranti è stato tutto il governo a decidere.
La scelta di consultare gli iscritti su Rousseau è stata invece molto criticata dall'opposizione. «Begli alleati che si è trovato Salvini. Ci pensi sopra anche su questo», suggerisce Silvio Berlusconi.
Anna Maria Bernini, capogruppo di Fi al Senato, stigmatizza «l'ipocrisia di un gruppo dirigente giustizialista e incapace di decidere». Ma Salvini non sembra preoccupato: «Sono tranquillissimo, gli italiani sanno che ho agito per il loro bene e la loro sicurezza».
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