Se si aspetta ancora, si rischia di non aprirle proprio. Già, perché mentre in Italia si discute sull'opportunità (e su un'eventuale data) per tornare a ballare nei locali, in altri Paesi europei dove le discoteche erano state aperte, si sta facendo marcia indietro. Come in Catalogna, dove le autorità locali, a seguito dell'aumento esponenziale dei contagi da Covid-19, hanno reintrodotto le restrizioni richiudendo le discoteche a partire da questo fine settimana. Anche nei Paesi Bassi a sole due settimane dalla riapertura delle discoteche avvenuta il 26 giugno dopo quindici mesi di serrata si fa marcia indietro. A partire da ieri bar e ristoranti hanno cessato le attività a mezzanotte, mentre i nightclub sono stati chiusi. «Dobbiamo rallentare la diffusione del virus», ha detto il premier Mark Rutte, annunciando la nuova stretta successiva i 7mila nuovi contagi di venerdì. Al contrario la Francia venerdì ha riaperto i locali da ballo dove si può entrare (senza mascherina) esibendo il «green pass».
E da noi? C'è chi come il leader della Lega Matteo Salvini, convinto che «al ministero della Salute c'è qualcuno che non ama i giovani. Ciò che è certo è che la situazione non si sblocca malgrado l'epidemiologo Pier Luigi Lo Palco, che è anche assessore alla Sanità della regione Puglia, trovi questa severità senza ragione: «Non credo proprio - garantisce - ci siano rischi nel riaprire le discoteche. Con i protocolli previsti, ballare in discoteca all'aperto è certamente più sicuro che ballare in strutture improvvisate sulle spiagge o nelle campagne».
Già, perché il problema è proprio questo. Non lasciare i giovani liberi di ballare in locali attrezzati e comunque controllabili li spinge a cercare soluzioni alternative e naturalmente abusive. «A oggi non c'è ancora una data per la riapertura delle discoteche e, mentre entriamo nel pieno della stagione estiva, ciò non consente ai gestori di programmare la ripartenza. Al contempo, però, la realtà dei fatti è che tantissimi ristoranti e locali notturni, dove moltissimi giovani si riversano proprio perché le discoteche sono ancora chiuse, a una certa ora si trasformano in vere e proprie piste da ballo. Trovo quindi assurda questa penalizzazione delle discoteche che nei fatti risulta assolutamente inutile visto cosa invece accade in altri tipi di locali», scrive in una nota la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato Licia Ronzulli.
Casi di discoteche pirata sono segnalati in molti luoghi turistici. Venerdì sera a Pescara due locali del lungomare sono stati chiusi per cinque giorni dalla polizia perché si erano trasformati in affollate piste da ballo e i clienti non usavano le mascherine.
A Capri il Codacons ha denunciato quanto accade nella taverna «Anema e Core», locale vip dove si svolgono «balli sfrenati e clienti assembrati in pista». Scene documentate da molti video rilanciati dai social e che costituiscono secondo l'associazione dei consumatori «un danno per i locali da ballo che rispettano le regole».
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