Distanziamento balneare: incubo al sole

L'estate dell'anno di disgrazia duemilaventi è quella in cui si festeggeranno (si fa per dire) i sessant'anni di Estate, brano immortale di Bruno Martino, il cui concetto centrale, espresso nel ritornello, è: odio l'estate

Distanziamento balneare: incubo al sole

L'estate dell'anno di disgrazia duemilaventi è quella in cui si festeggeranno (si fa per dire) i sessant'anni di Estate, brano immortale di Bruno Martino, il cui concetto centrale, espresso nel ritornello, è: odio l'estate. E noi italiani per celebrare l'evento useremo il metodo Stanislavskij, immedesimandoci nel testo della canzone. Odieremo l'estate.

Non sarà difficile, credeteci.

Non avremo soldi. Chi rimedierà qualche spicciolo per portare la famiglia in villeggiatura avrà poca scelta. Prendere aerei e treni sarà vietato oppure difficile oppure sconcertante. Andare all'estero sarà impossibile. Saremo incoraggiati oppure gentilmente obbligati a recarci in località italiane, magari non troppo distanti dal luogo di residenza. Prenotare sarà un rischio, magari chi lo fa ora avvalendosi di una buona dose di ottimismo riesce a spuntare anche una tariffa superscontata, ma col rischio che poi tutto venga cestinato dal prolungarsi dell'emergenza. Chi ha la seconda casa ovviamente sarà avvantaggiato, sempre che gli sarà consentito arrivarci.

Ma ammettiamo che tutto vada liscio, e che avremo comunque il nostro mare autarchico. Che cosa ci aspetta nella villeggiatura così faticosamente conquistata? Non sarà né la stessa spiaggia né lo stesso mare. Sperimenteremo il distanziamento balneare. Gli ombrelloni saranno ben staccati e diventeranno una succursale stagionale della casa in cui siamo stati costretti a trascorrere barricati la fine dell'inverno e tutta la primavera. Ogni famiglia il suo spazio e l'interazione con gli altri vacanzieri fortemente sconsigliati. Chiacchiere a distanza e quindi assai poco confidenziali. Castelli di sabbia solo monofamiliari. I racchettoni, quelli sì.

La mascherina, dicono gli esperti, non dovrebbe essere usata per prendere la tintarella, anche perché trasformerebbe il nostro volto in un Ringo, il biscotto bicolore. Andrebbe indossata solo all'arrivo e all'uscita, o nei momenti di contatto con estranei, al bar o altrove. Si pensa anche alla possibilità di blindare gli ombrelloni con delle protezioni di polimetilmetacrilato, altrimenti detto plexiglas. Roba che solo pensarci fa sudare: la brezza marina sbianchettata dal cubicolo di polimeri, l'effetto sauna garantito, la spiaggia trasformata in un labirinto di piccoli falansteri trasparenti nel quale stipare un ombrellone e due lettini. Immaginiamo bambini con il secchiello calcato in testa ad alitare sulla plastica per scrivere messaggi di richiesta di soccorso all'altro bambino ugualmente imprigionato tre celle più in là.

Immaginiamo a fine estate il plexiglas nel frattempo assaltato dalla salsedine e dalla sabbia perdere la trasparenza trasformandosi in una galera opaca e graffiata. Se non è un incubo ci assomiglia; forse non l'ultima spiaggia ma certamente la penultima.

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