"Conti migliori del previsto. Pronta la riforma del fisco"

Ecco la missiva che il premier ha spedito a Bruxelles: "Noi virtuosi, sono altri i Paesi sleali che fanno dumping"

"Conti migliori del previsto. Pronta la riforma del fisco"

Pubblichiamo ampi stralci della lettera che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto a Bruxelles nella speranza di evitare la procedura d'infrazione per deficit e debito eccessivo. Nella missiva non si fanno numeri certi, ma si dice che grazie alla prudenza con cui si è stimato l'impatto di alcune misure (vedi il Reddito di cittadinanza e Quota 100) sono rimasti alcuni miliardi buoni per portare il rapporto deficit/Pil - oggi al 3,6% per la stessa ammissione di Palazzo Chigi) dentro gli obiettivi previsti dalle regole di Maastricht il cui sforamento potrebbe causare la procedura d'infrazione.

Siamo all'inizio di una nuova legislatura europea e dobbiamo approfittare di questa preziosa occasione per raccogliere le nuove sfide, lavorando al rinnovamento delle regole comuni e alla introduzione di strumenti che possano soddisfare più efficacemente i bisogni dei cittadini. L'Italia vuole cogliere questa opportunità di cambiamento. (...) I nostri popoli ci richiamano alla responsabilità, ricordandoci che la politica, se asservita alle ragioni dell'economia e, in particolare, della finanza e se orientata esclusivamente a contenere i debiti sovrani, abdica alla propria missione, finendo per perdere la propria legittimazione. La società civile mostra crescenti segnali di insofferenza, dinanzi ai quali non possiamo rimanere indifferenti; questa insofferenza ha le sue origini nelle politiche di austerità applicate nell'ultimo decennio.

La nuova legislatura europea ci spinge ad assumere, con coraggio e visione, decisioni fondamentali per il nostro futuro. (...)Per questo, ritengo che sia nostro dovere aprire, adesso, senza ulteriore indugio, una «fase costituente», per ridisegnare le regole di governo delle nostre società e delle nostre economie. (...) L'Italia, in quanto Paese fondatore della casa comune, avverte la piena responsabilità di coltivare un dialogo aperto e costruttivo con la Commissione europea. Non intendiamo sottrarci ai vincoli, né intendiamo reclamare deroghe o concessioni rispetto a prescrizioni in vigore. E, tuttavia, con la medesima determinazione, avvertiamo l'urgenza e la necessità di stimolare una discussione che miri a ridefinire la governance economica dell'Eurozona e dell'Unione.

(...)Il quadro di finanza pubblica dell'Italia è coerente con il rispetto, per il 2019, delle regole del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Ho già avuto modo di spiegare pubblicamente come, sulla base delle più recenti informazioni, sia oggi possibile prevedere, per l'anno in corso, un saldo di bilancio sensibilmente migliore rispetto alle previsioni formulate dalla Commissione e dallo stesso Governo italiano nel Programma di stabilità.

Questo risultato verrà conseguito, nonostante il quadro macroeconomico si sia rapidamente deteriorato rispetto quanto era prevedibile alla fine del 2018. (...) Constatiamo con soddisfazione che, anche grazie alle misure adottate per accrescere la fedeltà fiscale, le entrate sono migliori del previsto. Parimenti registriamo, per le spese, una dinamica più moderata di quella originariamente prevista.

Per il 2020, il Governo ha ribadito che intende conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio. In linea con la legislazione vigente, il Programma di stabilità prevede un aumento delle imposte indirette pari a quasi l'1,3 per cento del PIL, che entrerebbe in vigore nel gennaio 2020.

Il Parlamento ha invitato il Governo, in primo luogo, a riformare l'imposta sul reddito delle persone fisiche nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo, per il periodo 2020-2022, definiti nel Programma di stabilità. In secondo luogo, lo ha invitato a evitare gli aumenti delle imposte indirette per il 2020, individuando misure alternative idonee a garantire il miglioramento strutturale. Di conseguenza, in vista dell'approvazione del Documento programmatico di bilancio per il 2020 e alla luce delle più aggiornate previsioni macroeconomiche, il Governo, anche nel rispetto delle indicazioni poste dal Parlamento, sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie.

Consapevole dei rischi derivanti da un debito molto elevato, l'Italia ha intrapreso questo percorso per ridurne progressivamente il peso sul Pil, oggi quasi al 3,6 per cento.

(..)L'ossessione dei conti in ordine spinge alcuni Paesi a una accentuata concorrenza fiscale, che, come la stessa Commissione ha di recente riconosciuto, mina la capacità degli altri Stati di conseguire sane politiche di bilancio. In questa prospettiva, l'Italia è tra i Paesi più fortemente danneggiati: lo sforzo nel ridurre il proprio debito risulta compromesso nella misura in cui altri partner europei, ai quali dovrebbero legarci vincoli di solidarietà, si adoperano per attrarre base fiscale. (...) Non solo. L'Italia, con la sua forte specializzazione per la manifattura, è danneggiata negli sforzi compiuti per crescere a un ritmo più sostenuto che possa garantire un rapido declino del suo debito, se le politiche macroeconomiche di alcuni grandi partner sono prevalentemente dirette a conseguire ampi surplus di parte corrente e di bilancio, piuttosto che ad attivare politiche di investimento, di innovazione, di protezione sociale e di tutela ambientale, l'Italia e l'Europa sono tanto più danneggiate se i surplus istigano reazioni protezionistiche da parte dei nostri più importanti partner commerciali.

Le regole europee, mentre si mostrano estremamente rigorose nel censurare politiche nazionali espansive potenzialmente suscettibili di incidere sulla dimensione del debito sovrano, non sanzionano con analogo rigore questi comportamenti, che certamente non sono meno destabilizzanti per il benessere dei cittadini europei di quanto non lo sia un elevato debito pubblico. (...) All'interno di un sistema integrato quale quello europeo, non v'è effettiva égalité des armes sul piano della crescita e della competitività, se alcuni Stati membri si affidano a politiche fiscali e commerciali ai limiti delle unfair practices e del dumping fiscale e sociale.

(...) Al netto della spesa per interessi, l'Italia è stata tra i Paesi più virtuosi dell'Unione europea e tuttora spende meno di quanto ricava dalle entrate. Perseverare su ricette economiche che hanno vanificato questo enorme sforzo fiscale risulta controproducente per tutti.

Non mi appare dunque comprensibile esporre l'Italia al rischio di una nuova procedura di infrazione per violazione della regola del debito, sulla base di una discutibile valutazione della sua condizione ciclica da parte della Commissione.

(...) L'Italia, nell'interesse dei suoi cittadini e degli altri cittadini europei, adotterà una politica di bilancio attenta e coerente, nella consapevolezza tuttavia che occorre con urgenza dotarsi di un sistema di regole più idoneo a garantire ai cittadini europei pace sociale e crescita sostenibile.

(...) Per questo, sottoporrò all'attenzione degli interlocutori europei alcune proposte specifiche e concrete per l'Eurozona. In primo luogo, ritengo utile prevedere una fiscal stance, volta a sostenere la domanda interna e a ridurre gli squilibri macroeconomici. In secondo luogo, occorre strutturare un bilancio dell'eurozona più ambizioso in termini di risorse e di obiettivi (...), la somma di 17 miliardi di euro appare decisamente insufficiente. Inoltre, reputo urgente introdurre un sistema efficace di eurobond, (...) altrettanto indifferibile, è la realizzazione un'unione bancaria, che ci permetta di superare la segmentazione dei mercati finanziari.

(...

) Il mio Paese non può essere certo accusato di voler compromettere il progetto europeo. L'Unione europea o riforma sé stessa, oppure è destinata ad un lento ma irreversibile declino, che potrebbe dissolvere l'originaria prospettiva di pace, democrazia e benessere.

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