Il dolore di destra e Pd. Atto di riconciliazione ai funerali di Augello

Il ricordo affidato alla premier e all'amico dem Bettini: "Avversari ma amici veri"

Il dolore di destra e Pd. Atto di riconciliazione ai funerali di Augello

Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Francesco Lollobrigida, Raffaele Fitto, Maurizio Abodi ed Eugenia Roccella, Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano. C'è mezzo governo nella basilica di Santa Maria in Ara Coeli, sul colle capitolino, per dare l'ultimo saluto ad Andrea Augello, il senatore di Fdi scomparso domenica scorsa a 62 anni per una brutta malattia. La stessa, tra l'altro, che s'era portato via suo fratello Tony, quasi esattamente 23 anni fa, il 19 aprile del 2000. Ma ci sono anche amici che non hanno condiviso le sue stesse scelte politiche. C'è il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per rendere omaggio a «un protagonista davvero importante della politica romana e nazionale, una persona seria, molto impegnata e molto leale, che amava e che ha fatto molto per questa città». E c'è Goffredo Bettini, storico esponente Pd e grande regista della sinistra romana. E amico del senatore Fdi. «Andrea era un uomo sobrio e essenziale, non amava la retorica, le ritualità, però oggi sono sicura che se fosse qui sarebbe felice», riassume sua moglie, Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio, di fronte alla chiesa stracolma. E Augello, oltre al discorso della moglie, ha voluto che al suo funerale prendessero la parola Meloni e, appunto, Bettini. In tempi come questi, nei quali la divisione tra destra e sinistra sembra difficile da declinare in chiave democratica e civile, come si è visto con le polemiche che hanno accompagnato il 25 aprile, l'ultima volontà dello scomparso senatore suona come un forte segno di pacificazione.

Legato, peraltro, allo spessore di Augello. Alla stima trasversale per un politico apprezzato non solo dai «suoi». Domenica, quando se n'è andato, molti nell'opposizione gli hanno voluto rendere omaggio. «Gli avversari vanno sempre rispettati ma non sono tutti uguali. Andrea Augello è stato un avversario leale, colto, mosso da una passione autentica per la politica e la città di Roma», ha scritto l'europarlamentare eletto nel Pd Massimiliano Smeriglio. «Curioso, intelligente, animato da un'enorme passione politica», lo ha ricordato Nicola Zingaretti. Addolorati e commossi Ivan Scalfarotto ed Ettore Rosato di Iv, come pure Alessio D'Amato, candidato governatore del Pd alle ultime regionali nel Lazio, che ha salutato un «leale combattente nella vita e nella politica, dotato di acume politico e fervida cultura».

Sia la premier che Bettini ricordano come Augello li avesse voluti incontrare per comunicare che gli restavano pochi mesi di vita. Meloni, commossa, spiega come anche in quell'occasione Augello, uno che «sapeva ridere e far ridere di tutto», era stato all'altezza della sua fama. «Pensavo dovesse dirmi qualcosa sulle elezioni successive dice la premier - e gli ho detto che avevo solo 20 minuti. Mi ha guardato e mi ha detto sto morendo. Non sono riuscita a dire niente e lui mi ha risposto Giorgia, non fare così pensa a me che devo dirti che devo morire in 20 minuti». Augello «viveva come una responsabilità il suo essere al mondo», sospira ancora Meloni, e anche Bettini nella sua orazione ci tiene a ricordare di Augello la «responsabilità che sentiva come persona». Il rapporto tra i due, prosegue l'esponente dem, «non si limitava al rispetto reciproco» né «alla lealtà», ma era «amicizia, una parola assai più importante, impegnativa e definitiva». La politica, insiste Bettini, «è imprevedibile: di fronte ad una ferita che si apre all'improvviso, scegli un mondo che poi ti accoglie e ti interpreta nel corso di tutta la tua esistenza. Io a sinistra, Andrea a destra. Ma l'amicizia l'abbiamo trovata in una spinta comune e radicale, e con esiti opposti, contro il sopruso». E il ricordo dell'eminenza grigia della sinistra romana si declina infine in un omaggio che Augello avrebbe amato, e in uno spirito del quale la politica italiana avrebbe bisogno. «E così conclude Bettini - questo avversario-amico alla fine se ne è andato.

Per tanti anni abbiamo rullato i nostri rispettivi tamburi, l'uno di fronte all'altro. Abbiamo incrociato le spade e, contemporaneamente, i cuori. Ormai c'è il silenzio. Le spade sono deposte, ma rimane, ancor di più, l'incrocio dei cuori».

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