Draghi impone al tavolo europeo il nodo migranti. Soluzione lontana

Per la prima volta in agenda il tema dei flussi. Ma il premier è realista: "Non aspettiamoci risultati trionfali, la trattativa sarà lunga". Assist Sassoli: "Serve uno sforzo del Consiglio"

Draghi impone al tavolo europeo il nodo migranti. Soluzione lontana

L'essere riuscito a rimettere la questione dei flussi migratori verso l'Europa e della loro gestione all'ordine del giorno del dibattito Ue è un primo successo. E Mario Draghi, nella sua informativa alle Camere di mercoledì, lo ha rivendicato: «Non era in agenda dal giugno 2018, ora lo è su precisa richiesta italiana». Ma il premier ha anche avvertito che la strada è accidentata, e frenato i facili ottimismi: «Non aspettiamoci risultati trionfali, la trattativa sarà lunga e bisogna essere presenti e persistenti».

Il primo passo, ottenuto ieri sera al tavolo del Consiglio europeo, riunito in presenza a Bruxelles, è stato messo nero su bianco in serata nella bozza delle conclusioni, che verranno varate oggi al termine dei lavori. L'impegno più concreto è l'invito a Commissione e Alto rappresentante per la politica estera a «presentare piani di azione per i paesi di origine e transito» entro l'autunno, «rafforzando il controllo delle frontiere» con attenzione a «tutte le rotte», e con «obiettivi chiari, misure di sostegno e tempistiche concrete». Un primo abbozzo di strategia comune per l'azione Ue verso i paesi da cui ci si aspettano flussi intensificati di migrazione, sulla rotta orientale (soprattutto dall'Afghanistan verso la Turchia) e su quella africana e mediterranea, che coinvolge l'Italia. Conclusioni «equilibrate», secondo quanto ha riconosciuto Draghi al tavolo del Consiglio ieri sera.

Il governo di Roma, con il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola, parla di «passo avanti» e sottolinea la «nuova strategia» (fortemente spinta dal nostro paese) che può portare la Ue a «intervenire unita» con «risorse, accordi e interventi nei paesi di origine» per «non lasciare soli» i paesi di primo arrivo. Certo la strada, come ha spiegato Draghi in Parlamento, è ancora lunga, ma a Palazzo Chigi si sottolinea che il «cambio di strategia» del nuovo governo sta producendo i suoi primi frutti: non ci si concentra più, come nelle (poco proficue) fasi precedenti, sulla questione dei ricollocamenti di chi approda in Italia, implorando gli altri partner, per lo più senza successo, di prendersi quote di migranti. L'obiettivo è quello di spingere tutta la Ue ad operare per una strategia complessiva di stabilizzazione a lungo termine, politica ed economica, dei paesi di origine, a cominciare dalla Libia ma anche dagli altri paesi del Nord Africa e del Sahel. È su questa linea che Draghi ha lavorato negli incontri bilaterali delle ultime settimane con Macron, Sanchez, Merkel, ponendo il tema della gestione comune delle frontiere per controllare i flussi illegali e lavorare alla creazione di quelli legali.

Il presidente del Consiglio è arrivato a Bruxelles ieri nel primo pomeriggio, per partecipare al Consiglio europeo. Trattenuto a Roma dal Consiglio dei ministri, non ha partecipato alla colazione di lavoro con il segretario generale dell'Onu Guterres, «delegando» la Merkel a rappresentarlo. L'ex premier portoghese, ora al Palazzo di Vetro, ha anche lui messo la questione migranti sul tavolo, lanciando un appello all'Unione europea: «Serve cooperazione su tutti gli aspetti, a partire dalla prevenzione della migrazione non necessaria e dal sostegno allo sviluppo dei paesi di origine. Gli stati europei lavorino uniti».

Anche il presidente del Parlamento europeo, l'italiano David Sassoli, ha messo il tema al centro del dibattito, con un richiamo aspro ai leader Ue: «Serve uno sforzo del Consiglio, perché non è più accettabile che la sorte dei migranti sia legata alle vicende elettorali dei paesi membri», ha detto. E il riferimento alle prossime scadenze elettorali di Francia e Germania non è casuale.

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