Droni, Mosca accusa gli Usa. Vendetta di fuoco su Kiev: attacco al palazzo di Zelensky

Peskov: "C'è la mano degli Stati Uniti". Washington: "Falsità". Pioggia di razzi sulla capitale: velivolo abbattuto sopra l'edificio presidenziale

Droni, Mosca accusa gli Usa. Vendetta di fuoco su Kiev: attacco al palazzo di Zelensky

È stata solo una piccola esplosione, forse due. Di fatto senza nessun effetto. Reale o fasulla, colpa degli ucraini o degli stessi russi o magari di uno stato terzo, ancora non si sa nulla. Eppure l'eco di quei droni che si sono (o sarebbero) schiantati sul Cremlino continua a fare dannatamente rumore. Accuse, difese, minacce, in una sorta di spy story che è diventata un autentico caso internazionale. Le opzioni sul tavolo sembrano essere numerose: un attacco ucraino per dimostrare che Kiev può colpire Mosca. Un attacco russo, per spingere il fronte interno a una nuova offensiva. O forse qualche oppositore di Putin interno alla Russia. Flebile, ma sul tavolo, l'ipotesi che a colpire sia stato un Paese alleato di Kiev.

Un indizio che farebbe propendere per il fatto interno è l'attacco, durissimo, della scorsa notte contro l'Ucraina. Kiev ha subito il raid più intenso del 2023. L'esercito russo ha lanciato verso la capitale 68 attacchi aerei, 67 attacchi con lanciarazzi multipli e due missili. Il più clamoroso ieri pomeriggio, quando un drone è stato abbattuto a Kiev proprio sopra il palazzo presidenziale. La replica, palesemente uguale, di quanto Mosca ha accusato Kiev. Una rappresaglia in pieno stile, a prescindere da quanto siano veritiere le accuse. Altre esplosioni si sono sentite nella capitale con numerosi civili feriti e molti edifici residenziali distrutti. Prese di mira le regioni settentrionali, centrali e meridionali dell'Ucraina. «Per Mosca» e «Per il Cremlino», i messaggi trovati sui droni lanciati nella notte contro Odessa. «La scusa per l'attacco», secondo il comando militare ucraino con Kiev che continua a negare ogni responsabilità per il caso. Nella battaglia dei droni, due mezzi ucraini sono stati abbattuti dai russi in Crimea. Tra accuse e smentite, il solito Medvedev che attacca incondizionatamente. «È esattamente all'escalation del conflitto che condurrà l'attacco con i droni contro il Cremlino. Questo è proprio ciò che vogliono Washington e molti stupidi a Bruxelles», ha scritto l'ex presidente su Twitter, accusando direttamente l'Ucraina a suo dire colpevole di «un attacco terroristico guidato dagli Usa e approvato dalla leadership Ue».

Idee confuse, dalle parti del Cremlino. Secondo il portavoce Peskov infatti «ci sono gli Usa dietro all'attacco compiuto sul Cremlino». «Affermazioni false», ha replicato il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa John Kirby, specificando che gli stati Uniti «non incoraggiano né consentono all'Ucraina di colpire al di fuori dei suoi confini» e ribadendo che l'Ucraina ha tutti i mezzi necessari per la controffensiva. Il direttore accademico del Consiglio russo per gli affari internazionali a Mosca Andrej Kortunov, invece, ha tutta un'altra idea rispetto ai falchi Medevedev e Peskov. «Mi sembra un attacco di professionisti. Non sappiamo con certezza chi sia stato, mancano le prove». Escalation? Un barlume di lucidità arriva da chi non ti aspetti, il boss del gruppo di mercenari Wagner Evghenij Prigozhin che replica a chi invoca il nucleare come rappresaglia. «L'uso di armi nucleari in risposta a un drone, ovviamente, è fuori discussione! È necessario punire colui che ha mandato il drone. Non facciamo i pagliacci che minacciano una bomba vigorosa a causa di un drone per bambini», ha detto, rischiando addirittura di passare per statista moderato. Ma in ogni caso «è molto improbabile che la Russia usi armi nucleari», ha rassicurato Avril Haines, direttrice dell'Intelligence nazionale Usa, davanti alla Commissione Servizi armati del Senato. Il dipartimento di Stato di Washington comunque tiene alta l'allerta. «Alla luce della recente recrudescenza degli attacchi in Ucraina e della retorica incendiaria di Mosca, il dipartimento di Stato avverte i cittadini statunitensi a rispettare gli allarmi aerei, a ripararsi in maniera appropriata, a seguire le indicazioni» oltre a consigliare di lasciare il Paese in sicurezza.

Intanto Mosca continua la sua campagna di propaganda. La televisione di Stato russa ha mostrato Vladimir Putin al lavoro al Cremlino, dove peraltro si reca di rado, quasi a dimostrare la normalità delle attività della catena di comando e l'assenza di paura. Mentre il solito Peskov conferma che la parata militare del 9 maggio a Mosca si terrà senza alcuna modifica e vedrà dunque la partecipazione dello stesso Putin.

«Il presidente parlerà, come sempre», ha garantito Peskov, assicurando che «le misure di sicurezza saranno rafforzate nel corso dei preparativi per la parata del Giorno della Vittoria» e che «la residenza presidenziale è sorvegliata». Ovunque essa si trovi. Al Cremlino, oppure, molto più probabilmente altrove.

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