Basta con la cultura cattocomunista: avrei sparato anch'io

Negli Usa chi spara a uno sconosciuto che è penetrato abusivamente a casa sua è un cittadino esemplare. In Italia no

Basta con la cultura cattocomunista: avrei sparato anch'io

N egli Stati Uniti – dove la proprietà è un diritto - chi spara a uno sconosciuto che è penetrato abusivamente nella sua proprietà è un cittadino esemplare. Da noi, in Italia, il pensionato che ha sparato a uno sconosciuto, incontrato nel corridoio della propria abitazione, prima che quello gli rompesse la testa, ne violentasse la famiglia e ne svaligiasse l'appartamento, rischia di essere rinviato a giudizio e di passare qualche anno in carcere. La diversità di giudizio fa tutta la differenza fra la cultura liberale anglosassone alla quale si deve la nascita dello Stato moderno, la tutela dell'individuo, della sua persona equiparata alla proprietà di se stesso (John Locke), e la nostra cultura cattocomunista che accusa chi si è difeso, sparando all'aggressore, di omicidio volontario.

La vicenda del pensionato che ha sparato, e ucciso, chi era penetrato nottetempo in casa sua e che lui aveva incontrato in corridoio, prima che quello gli spaccasse la testa, ne aggredisse la famiglia e ne svaligiasse l'appartamento, rischiando ora la prigione, è un caso esemplare di imbecillità giudiziaria mascherata da diritto positivo. Siamo la patria del diritto (romano) che è degenerata in pietismo antigiuridico grazie alla cultura cattolica e a quella di sinistra che confondono l'aggredito con l'aggressore e si schierano immancabilmente con l'aggressore, supposta vittima del capitalismo e del profitto. Con un Papa che benedice, e incoraggia, chi occupa abusivamente case pubbliche destinate ad altri, che altro ci si poteva aspettare da un sistema giudiziario ideologico che considera i ladri vittime della società capitalista e non, come sono, colpevoli di un reato e probabili colpevoli di un altro e ben più grave reato, cioè l'assassinio, se scoperti, di chi vi si opponesse per difendere se stesso, la famiglia e la propria proprietà? Una volta, la religione, condannando i disonesti, era una garanzia etica per il cittadino onesto. Oggi, è la giustificazione anticapitalistica per chi commette un reato.

Pur sapendo di correre il rischio di essere accusato di incoraggiare il fatto di sparare a chi invade la mia proprietà, sulla scia di chi accusa il pensionato di omicidio colposo, dico, allora, che, in condizioni analoghe, se avessi una rivoltella, sparerei anch'io. Per legittima difesa di me stesso, della mia famiglia e, perché no, del mio diritto di proprietà. Non sto dicendo che l'etica statunitense a difesa della proprietà sia preferibile a quella a difesa della vita, ancorché di un delinquente. So bene che la vita è, non solo dal punto di vista cattolico, ma anche laico, un bene prezioso, anteponibile a ogni altro bene. Ma so anche che la mia vita e quella della mia famiglia sono superiori a quella di chi voglia aggredirci e derubarci, penetrando nottetempo in casa mia.

So anche che, sostenendo ciò che sostengo, incorrerò nella condanna di qualche anima pia e di qualche pasdaran di sinistra. Ma è ciò che penso, e non vedo perché mai dovrei rinunciarci per restare ossequiente a una forma di politicamente corretto che, in tal caso, mi fa semplicemente ribrezzo...

piero.ostellino@ilgiornale.it

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