«La debolezza del sistema socio-economico è data dalla fragilità del sistema politico»: lo ha detto Rino Formica e ha detto il vero. Mettere mano, dunque, al sistema politico ed istituzionale è la condizione perché, al netto del prevedibile rimbalzo dei prossimi mesi, l'economia cresca stabilmente, le fratture sociali aggravate dalla pandemia si ricompongano sul serio e perché quando l'Italia si troverà a dover affrontare una nuova crisi globale non sia necessario ricorrere ancora una volta a formule politiche eccezionali. Tanto più che, a causa dello sciagurato taglio del numero dei parlamentari, è certo che dalla prossima legislatura il cuore del «sistema politico», cioè il Parlamento, batterà peggio di prima. Soprattutto in un Senato ridotto a 200 membri. Avremo, perciò, un «sistema» ancora più fragile.
Alimentare polemiche non servirebbe a nulla. Inutile recriminare sulle plateali bugie dispensate alla nazione dai capifila del fronte del No al referendum costituzionale. Inutile ricordare le rassicurazioni dei D'Alema e dei Di Maio sul fatto che «in una manciata di mesi» tutte le storture conseguenti il taglio sarebbero state raddrizzate in Parlamento. Balle. Com'era prevedibile, nessuna delle annunciate riforme elettorale, costituzionale e regolamentare è stata ancora approvata.
Ignorare il problema sarebbe da irresponsabili. Il problema c'è e va necessariamente risolto nel breve spazio di questa legislatura. Come? L'ideale sarebbe attraverso un'assemblea costituente, ma non è realistico. Meglio ipotizzare singoli ddl costituzionali per introdurre l'istituto della sfiducia costruttiva, attribuire al capo del governo il potere di nomina e revoca dei ministri, regolamentare la vita interna dei partiti politici in ossequio all'articolo 49 della Costituzione...
E il Parlamento? Piuttosto che avere un Senato zoppo con commissioni parlamentari accorpate a forza, meglio farne a meno. Meglio archiviare una volta per tutte il nostro stravagante bicameralismo paritario e attribuire la funzione legislativa ad un'unica Camera composta da 600 parlamentari eletti. I vantaggi sarebbero almeno due: un processo legislativo più equilibrato e spedito; una maggiore vicinanza tra eletti ed elettori grazie a collegi elettorali più piccoli.
Il che vorrebbe dire anche campagne elettorali meno costose. Nei prossimi giorni depositerò in Senato un disegno di legge costituzionale in questo senso. Si può discutere di queste come di altre proposte, non si può continuare a far finta che il problema non esista.
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