Due parroci a 5 Stelle in prima fila per Luigi. Chiesa in imbarazzo

Anche preti campani al comizio del leader. L'ira del centrodestra Il vescovo si rintana nel silenzio

Due parroci a 5 Stelle in prima fila per Luigi. Chiesa in imbarazzo

Napoli - Dimenticate don Camillo e le scenate contro il suo storico rivale, il sindaco rosso di Brescello. A Pomigliano d'Arco, feudo del leader dei cinquestelle Luigi Di Maio, ci sono don Peppino e don Mimmo. Parroci della chiesa di San Felice in Pincis e fan del candidato premier grillino. Più che fan veri e propri, promotori elettorali con tanto di fac-simile e bandierine di ordinanza.

La foto che li ritrae con il cartello «Di Maio presidente», all'uscita del palazzetto dello sport, due giorni fa, ha fatto saltare sulla sedia i dirigenti e i candidati del centrodestra locale che hanno inviato una (composta) lettera di doglianze al vescovo Francesco Marino che, per ora, ha deciso ufficialmente di non prendere posizione. Anche se, sussurrano in città, tra oggi e domani potrebbe comporre il numero della sacrestia della parrocchia per chiedere ampie e articolate spiegazioni. E magari ricordare a entrambi i suoi pastori di anime che la chiesa e la politica sono due cose distinte e separate, soprattutto quando si avvicinano le urne. Come ha fatto, sabato scorso, in pratica, l'arcivescovo di Milano con Matteo Salvini subito dopo il suo giuramento su Vangelo e rosario avvertendo che nei «comizi si parli solo di politica». Ma a Pomigliano la situazione è esattamente l'opposto: non è un politico che si attacca alla religione per strappare qualche voto, ma sono i preti che prendono sottobraccio i candidati.

«Eccellenza, stranamente nella recente competizione elettorale è entrata attivamente la Chiesa madre di San Felice di Pomigliano d'Arco con il suo parroco don Peppino Gambardella e il suo vice don Minimo Iervolino c'è scritto nella missiva al presule firmata dai rappresentanti di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia Questa diretta partecipazione dei due preti, come si evince dalla loro presenza alla manifestazione del Movimento 5 stelle territoriale di Pomigliano, ha turbato profondamente l'anima cristiana di questa città». «Ecco perché prosegue la lettera - siamo stati costretti, come forze politiche del centrodestra, a dichiarare sul manifesto che questa non è la nostra Chiesa». Il manifesto è quello che, da ieri, tappezza Pomigliano d'Arco per provare, almeno teoricamente, a frenare la campagna porta a porta dei due preti.

Dalla fede religiosa a quella nel Movimento, il passo è stato breve. Soprattutto per don Peppino Gambardella, forgiatosi alla scuola dei comunisti duri e puri della Fiom e dei Cobas nella lotta alla Fiat prima e alla Fca poi. Poi, grazie a Luigi Di Maio e alla sua «purezza d'animo», la folgorazione sulla via del Sacro Blog e l'appoggio incondizionato al M5s per raggiungere l'obiettivo di una «Italia a Cinque Stelle».

«Don Peppino non è nuovo ad esibizioni di questo genere commenta sconsolato l'assessore comunale azzurro Pasquale Sanseverino , lo ha già fatto per la sinistra in passato. Mi sconcerta sapere che a capo della nostra comunità cristiana ci sia un prete-cheerleader piuttosto che un curatore di anime».

«Per carità, ognuno ha il diritto di avere le proprie opinioni politiche, anche i preti, ma sbandierare le proprie convinzioni come ha fatto don Peppino conclude fa perdere di autorevolezza sociale la figura del prete. A perderci è Pomigliano».

Dal voto d'obbedienza al voto d'opinione è un attimo.

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