In due passano da Azione a Iv. Scintille tra Calenda e Renzi

Il leader di Italia Viva "scippa" le deputate: "Chi semina vento...". Gelmini: "Un chiaro atto di ostilità"

In due passano da Azione a Iv. Scintille tra Calenda e Renzi
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«La vendetta è un piatto da gustare freddo», recita la celebre citazione con cui Quentin Tarantino apre «Kill Bill».

Con Matteo Renzi nei panni di Uma Thurman (la spietata «Black Mamba» del film), l'epigrafe potrebbe funzionare anche per le vicende del Terzo Polo: ieri il leader di Italia Viva ha dato il via all'operazione «Kill Azione», annunciando una serie di autorevoli fuoriuscite dal partito di Carlo Calenda in direzione di Italia viva: deputati, consiglieri regionali, quadri locali. La reazione affidata dal leader di Azione a Mariastella Gelmini è durissima: «La campagna acquisti di Renzi è un chiaro atto di ostilità nei nostri confronti, che allontana la prospettiva di alleanze future». Le replica la renziana Lella Paita, capogruppo al Senato: «Se le distanze sono abissali, come dice Gelmini, ne prenderemo atto nelle sedi istituzionali». Il messaggio è chiaro: a Palazzo Madama, Iv ha i numeri per far gruppo da sola, e in quel caso gli eletti di Azione finirebbero nel Misto: un rischio che i calendiani non possono permettersi, tant'è che il capogruppo alla Camera Matteo Richetti è assai più conciliante, assicura «rispetto» per le scelte di chi se ne va e auspica che «non si dividano i gruppi», anche perchè «il progetto di organizzare un'area riformista non mi sembra esaurito». Renzi assicura che non è affatto sua intenzione cercare la spaccatura.

Alla conferenza stampa organizzata ieri in un hotel del centro di Roma, l'ex premier si è presentato affiancato da due giovani signore: la deputata Naike Gruppioni e la consigliera regionale emiliana Giulia Pigoni, entrambe in quota Azione e da ieri passate con Renzi. Nel pomeriggio si aggiungerà un terzo transfuga da Firenze: il segretario cittadino Franco Baccani. Poi vengono annunciate le dimissioni del segretario regionale piemontese Susta, ex parlamentare. Uno stillicidio sottolineato con perfida soavità dall'ex premier: «In questa fase, mentre Italia viva è in fase espansiva (e indica in platea l'acquisto più clamoroso di queste settimane, l'ex dirigente Pd Enrico Borghi, che annuisce, ndr), le persone se ne stanno andando da Azione. Il partito sta evidentemente attraversando una discussione interna, che noi rispettiamo. Se però c'è chi viene via, qualcuno dovrebbe farsi delle domande». Chi sia quel qualcuno è chiaro: «Non mi sentirete mai dire una parola contro Calenda», precisa Renzi, ma «chi semina vento, raccoglie tempesta». E di certo «non siamo stati noi a rompere il progetto del Terzo Polo, che resta il nostro obiettivo».

Calenda, comprensibilmente, non prende bene la perdita di una parlamentare (nonchè imprenditrice di rilievo in Emilia) e lo scouting renziano tra i suoi quadri: «Ogni scelta è legittima e rispettabile», scrive in mattinata su Twitter allegando la foto di un quotidiano che annunciava lo «scippo» ai suoi danni della deputata Gruppioni, «Mi permetto solo di notare che, per rispetto alla comunità che la ha eletta sei mesi fa, quasi senza conoscerla, una comunicazione preventiva sarebbe stata più elegante». Poi l'attacco all'ex alleato: «Questa vicenda, altrimenti irrilevante, spiega bene la distanza nei comportamenti con Renzi: mentre noi eravamo impegnati in giro per l'Italia a sostenere le liste per le amministrative, spesso fatte insieme, lui era in queste faccende affaccendato». La Gruppioni gli replica: «Io non sono stata 'scippata': in verità, non mi sono mai mossa dal progetto unitario iniziale. Ma all'autorità manifestata da Calenda preferisco l'autorevolezza di Renzi, che mette al centro il progetto di un centro liberal-democratico».

L'obiettivo di Matteo Renzi è di costringere Calenda, di qui alle elezioni europee, alla marcia indietro e all'ammissione di aver sbagliato a rompere con lui, e che la lista comune - con +Europa e

nel segno di Renew, il gruppo macroniano con cui è Renzi a detenere il rapporto - è inevitabile. «Anche se - insinua perfida una parlamentare Iv - bisogna vedere se Carlo arriverà alle Europee ancora in sella come leader».

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