La dura legge del contrappasso sui social: piovono insulti e sfottò sul ministro degli Esteri

Di Maio travolto dalla furia dei grillini: "Ogni qualunquista è un trasformista in attesa dell'occasione giusta". Beffa per l'ex capo M5s, asceso grazie al web

La dura legge del contrappasso sui social: piovono insulti e sfottò sul ministro degli Esteri

Chi di social ferisce di social perisce. E lo sa bene Luigi Di Maio, ex leader del movimento più internettiano d'Italia e forse del mondo, che, dopo la sua giravolta circense è finito trafitto dalla furia del grillini (e non solo) proprio sul web. Chi si avventura nelle pagine social del ministro degli Esteri e di Cinque Stelle, si prepari a una discesa negli inferi tra insulti, prese in giro, battute al vetriolo e citazioni dello stesso Di Maio che, col senno di poi, paiono quanto meno contraddittorie. Sulla pagina Facebook ufficiale del titolare della Farnesina, il tempo sembra essersi fermato. Non è accaduto nulla. La strategia è chiara: silenzio assoluto. L'ultimo post, datato 13 giugno, ritrae un Di Maio, sereno e artatamente concentratissimo che discute ad Addis Abeba con il ministro etiope. Sotto il post, mentre stiamo scrivendo, ci sono più di 12mila commenti. Come è facile immaginare, ahinoi, la politica del Corno d'Africa interessa molto poco gli astanti. Parlano tutti della fuoriuscita di Giggino. E ne parlano malissimo. «Hai dimostrato di essere un miserabile», sentenzia Maria con tono lapidario. Ed è una delle più delicate. «Insieme per il futuro E prevedo che il futuro durerà meno di 10 minuti», ironizza, ma non troppo, un tal Luca. Ma c'è anche chi, tra un insulto e l'altro, dispensa consigli agrodolci al ministro: «Ma perché semplicemente non torni a fare quello che facevi prima di essere un politico? È più dignitoso lo Steward devi continuare ad aprire partiti che valgono lo zero niente %?», si interroga Giulia. E chi, con notevole sagacia, dal particolare degli accadimenti di questi giorni trae massime sempre valide nel mondo della politica: «Ogni qualunquista è un trasformista in attesa dell'occasione giusta. Lei è la conferma di questa regola eterna», stigmatizza Alessandro. Ovviamente spopolano fotomontaggi e meme, la grande fuga di Di Maio dai Cinque Stelle si presta alla perfezione a qualunque forma di satira e sberleffo. C'è chi gli ha appiccicato una gobba sulla schiena, trasformandolo nel nipote di Andreotti (qualcuno lo ha anche prontamente ribattezzato Giggino Pomicino, la Prima repubblica è un sempreverde), chi lo ha inserito in una pubblicità di «Poltrone e sofà» e chi ironizza sulla fondazione di un nuovo partito «Poltrona viva». Quello dello scranno è un altro grande classico che imperversa un po' ovunque, in questi giorni che vedono l'ex steward nell'occhio del ciclone. L'affaticato social media manager del ministro - al quale va tutta la nostra solidarietà -tenta il depistaggio anche su Instagram, dove pubblica una foto di Di Maio a Belgrado intento a stringer mani e distribuire pacche sulle spalle. Ma i commentatori non ci cascano neppure questa volta e parte la lapidazione digitale con parole ed emoticon molto eloquenti. Due i più diffusi: la faccina del pagliaccio e quella di chi, con buona probabilità, ha mangiato del cibo avariato e ora lo sta espellendo... D'altronde da un movimento che ha fatto del «vaffanculo» il proprio slogan fondativo non ci si poteva certo aspettare una prosa elegante ed alata. Sulla pagina ufficiale del Movimento, che conta un milione e mezzo di seguaci, invece è tutto un incitamento a Conte affinché lasci questo «governaccio» e traslochi all'opposizione. Di Maio, nella migliore (e più pubblicabile) delle ipotesi viene dipinto come un traditore che ha accoltellato alle spalle l'avvocato di Volturara Appula.

Stesso scenario anche su Twitter dove, per tutta la giornata, l'hashtag DiMaio è il più gettonato. Se il web e i social sono la cartina tornasole della nostra società, beh, allora per il ministro degli Esteri le cose si sono messe davvero male.

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