E il Califfo vieta il burqa per sicurezza

Il velo può nascondere esplosivo per compiere attentati nei centri militari

E il Califfo vieta il burqa per sicurezza

Chi di burqa ferisce di burqa perisce. Succede così che dopo aver picchiato e ucciso migliaia di donne in Siria e Iraq per imporre l'uso del velo integrale, ora i vertici dell'Isis lo vietano nei loro centri militari e di sicurezza a Mosul, roccaforte sotto attacco dello Stato islamico nel Nord dell'Iraq. La ragione della messa al bando? Il timore di subire attentati, come sempre più spesso è successo di recente ai danni di alcuni pezzi da Novanta del gruppo integralista, uccisi da nemiche che sotto il velo nascondevano esplosivo. Ironia della sorte, la paura che si nasconde dietro la decisione del gruppo terrorista è la stessa che ha animato il dibattito sul divieto del burqa in Germania o del burkini (il costume da bagno integrale) in Francia e ha spinto alcuni amministratori francesi a imporre il divieto, ora sospeso dal Consiglio di Stato.

A diffondere la notizia dai territori del blindatissimo Stato islamico sarebbe stata una fonte da Ninive, località poco distante da Mosul, che ha girato l'indiscrezione al sito Iran front Page. Così d'ora in poi la regola ferrea di coprirsi dalla testa ai piedi imposta dai vertici del gruppo estremista alle donne resterà ancora valida nelle aree sotto il controllo del Califfato, Mosul compresa, tranne che nei «centri sicurezza» dove è necessario essere più accorti per evitare imboscate pericolose.

Già a luglio a Mosul, la città da settimane al centro di un'offensiva delle forze speciali di Baghdad, che stanno tentandone la riconquista, erano scomparsi gli abiti in stile afghano. Il timore allora era di un attacco dopo che l'esercito iracheno aveva conquistato la base aerea di Qayyrah, distante 70 chilometri dal centro. In quella circostanza, i miliziani avevano indossato abiti civili e si erano ritirati dalle strade.

Dal Medio Oriente all'Europa, il burqa è sempre più al centro di un braccio di ferro che riguarda non solo la questione della sicurezza ma quella più simbolica e altrettanto scottante del trattamento delle donne. Lo scorso mese avevano fatto il giro del mondo le foto dei burqa bruciati e delle donne esultanti a Manbij, la città siriana di grande importanza strategica occupata dallo Stato islamico dal 2014 e appena liberata dalle forze curde.

Rischia invece di proliferare da noi la moda del burkini, considerato la versione da spiaggia del velo integrale, e contro il quale è tornato a esprimersi nelle ultime ore il primo ministro francese Manuel Valls. Convinto della sua simbologia integralista, il premier ha stigmatizzato ancora il legame tra la comparsa del burkini e l'ascesa del credo radicale del salafismo, che minaccia il principio di uguaglianza tra uomo e donna.

«Bisogna avere gli occhi aperti sull'influenza del salafismo, che vede le donne come inferiori e impure - ha detto il capo del governo francese - Il corpo delle donne non è né puro né impuro. È il corpo delle donne, e non deve nascondersi per proteggersi da chissà quale tentazione».

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