Il G20 condanna la Russia. "La crisi causata dalla guerra"

Nonostante le resistenze di Cina e India, il documento finale è un messaggio a Putin. Ora è solo contro tutti

Il G20 condanna la Russia. "La crisi causata dalla guerra"

C'è una frase che spiega come alla fine, nonostante alcuni malumori, anche se in una situazione bellica in continua evoluzione e con tensioni crescenti, quali e quante siano le forze in campo nel conflitto in Ucraina. «Con la sua politica, il presidente russo Vladimir Putin è praticamente isolato nel mondo, non ha alleati forti». A dirlo è il cancelliere tedesco Olaf Scholz al termine del G20 di Bali riassumendo il comune sentimento dei grandi della terra. Di fatto, Russia da una parte, il resto del mondo dall'altra. D'accordo nel non volere esasperare la situazione e non voler attaccare frontalmente Putin. Però nemmeno nel concedergli campo libero per fare ciò che vuole.

«Stop the war», fermare la guerra, ha detto non a caso il presidente indonesiano Widodo aprendo l'ultimo giorno di lavori a Bali. Un segnale di come il vertice abbia raggiunto una sintesi condivisa. «La maggior parte dei membri del G20 ha condannato con forza la guerra in Ucraina, sottolineando che sta causando immense sofferenze umane e aggravando le fragilità esistenti nell'economia globale», si legge nella dichiarazione conclusiva del vertice. Evidente come la posizione di Cina e India abbia influito nell'evitare una condanna troppo netta, ma nemmeno i due giganti, più stretti partner della Russia, hanno obiettato nel dettare una linea di biasimo a Putin. Tanto che si ribadisce quanto affermato dall'Onu, cioè che si deplora «con la massima fermezza l'aggressione della Federazione russa contro l'Ucraina» e si chiede «il ritiro completo e incondizionato» definendo «inammissibile l'uso o la minaccia dell'uso di armi nucleari». Sebbene la conclusione non sia particolarmente incisiva, «riconoscendo che il G20 non è la sede per risolvere le questioni di sicurezza, riconosciamo che le questioni di sicurezza possono avere conseguenze significative per l'economia globale», il messaggio lanciato è stato chiaro. Anche se il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha voluto lanciare un appello alla Cina perché «non scelga di stare con la Russia». La guerra in Ucraina ha comunque tenuto banco nella maggioranza dei discorsi e dei vertici organizzati sull'isola, al punto che la scorsa notte, dopo che un missile ha colpito il territorio polacco facendo temere un'escalation globale, il presidente americano Joe Biden ha organizzato in fretta e furia una riunione d'emergenza dei membri del G7 e della Nato che si trovavano a Bali.

La linea della prudenza va di pari passo col tentare di promuovere un dialogo reale che porti a un percorso di pace. E paradossalmente quanto accaduto al confine tra Ucraina e Polonia potrebbe favorirlo, facendo di fatto abbassare il tiro sia a uno Zelensky indebolito sia a un Putin isolato dal resto del mondo. Quel che è certo è che una posizione comune c'è ed è netta: no all'uso di armi nucleari. Su questo tema tutti i Paesi sono stati concordi e anche in questo caso l'avviso a Putin è arrivato forte e chiaro. «Questo è un percorso che ora è precluso», è emerso dal vertice. Non è poco. «Non era possibile far finta di nulla», ha detto la premier Giorgia Meloni.

«Sono stati violati i confini, l'integrità della regione», ha spiegato il presidente indonesiano Widodo. «Un messaggio chiaro alla Russia nonostante le diverse sensibilità», ha concluso il presidente francese Macron. Putin contro l'Ucraina e tutti contro Putin. Non era scontato. Da qui parte ogni possibile trattativa.

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