Roma - Nuovamente bocciati dal Fondo monetario internazionale. Dall'aggiornamento stagionale del World Economic Outlook del Fmi arriva una nuova bacchettata all'economia italiana. Il risultato è infatti un taglio delle stime di crescita dal + 0,7% nel 2017 al + 0,8 del 2018, contro le precedenti stime rispettivamente del +0,9% per l'anno appena iniziato e del +1,1% per il prossimo. Il dato è significativo se si pensa che l'Italia è l'unico tra i principali Paesi dell'Eurozona a subire una revisione al ribasso delle previsioni sul Pil. L'Italia «deve risolvere i problemi delle banche» e portare avanti le riforme strutturali, spiega il capo economista del Fmi, Maurice Obstfeld, commentando i dati dell'aggiornamento dell'Economic World Outlook. Secondo Obstfeld occorre non perdere il treno della ripresa dell'Eurozona e le riforme bancarie devono «essere attuate a pieno», con particolare attenzione per «le piccole banche non coperte dalla vigilanza della Banca centrale europea». A causa dei crediti in sofferenza, aggiunge Obstfeld, le banche «fanno fatica a sostenere la crescita economica».
Altra bocciatura del sistema Italia arriva poi dalla Svizzera. Il nostro Paese, lamenta il rapporto della ong Oxfam presentato a Davos nel corso del World Economic Forum, è fanalino di coda tra i Paesi avanzati per quanto riguarda la cosiddetta «crescita inclusiva», cioè la capacità di ridurre le disparità di reddito e favorire l'inclusione sociale. Il rapporto insomma immortala una Penisola scivolata al ventisettesimo posto su 30 che sono i principali Paesi industrializzati presi in considerazione da questo studio. Nel plotone di coda ci sono, peraltro, anche il Regno Unito (21°), gli Usa (23°) e il Giappone (24°). Al primo posto svetta la Norvegia, davanti a Lussemburgo, Svizzera, Islanda, Danimarca e Svezia. L'Austria è decima, la Germania tredicesima e la Francia diciottesima.
L'Italia, tra l'altro, risulta penultima della lista in ben cinque indicatori: l'occupazione produttiva, l'inclusione finanziaria, la proprietà di
case e asset finanziari, l'etica politica e delle imprese (ovvero, la corruzione) e le infrastrutture digitali. È inoltre precipitata al 28° posto per la qualità dell'istruzione e per i servizi e le infrastrutture sanitarie.
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