Ecco il decreto 1 maggio. "È solo il primo tassello"

Leo: al bonus 100 euro seguirà la misura sulle tredicesime. Fitto: con il dl Coesione rimettiamo in moto 75 miliardi

Ecco il decreto 1 maggio. "È solo il primo tassello"
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È il «primo tassello» a cui «trovando le relative risorse» seguirà l'intervento per «le tredicesime». Al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto legge che riforma le politiche di Coesione e il decreto legislativo per la revisione del regime Irpef e Ires, il viceministro dell'Economia Maurizio Leo commenta così il bonus da 100 euro per i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi (fino a 28mila euro e con almeno un figlio a carico) che arriverà a gennaio 2025. Un primo passo, che Giorgia Meloni aveva preannunciato lunedì a Palazzo Chigi, durante l'incontro con i sindacati. In quell'occasione la premier aveva infatti illustrato quello che è stato ribattezzato il nuovo decreto Primo maggio, dopo che l'anno scorso in quella stessa data furono approvate le norme sull'inclusione (con l'addio al Reddito di cittadinanza), sulle causali per i contratti a termine e sul taglio del cuneo fiscale fino a 7 punti. Il numero due del Mef, però, guarda avanti. Perché, spiega l'esponente di Fratelli d'Italia, «non abbiamo una visione strabica». «Curiamo e prestiamo attenzione al mondo del lavoro autonomo e delle imprese, ma - aggiunge - prestiamo altrettanta attenzione al lavoro dipendente». Insomma, «tenuto conto dei numeri che sono molto più rilevanti», dobbiamo «trovare l'equilibrio per le coperture». La misura approvata ieri, spiega, è stata realizzata nella «logica» di «venire incontro ai dipendenti che hanno redditi non elevati». E la platea interessata dal bonus 100 euro è di circa «un milione e centomila famiglie», aggiunge Leo, assicurando che la somma sarà erogata «nel mese di gennaio» e «previa dichiarazione» che andrà fatta al proprio sostituto d'imposta» (cioè l'azienda di cui il lavoratore è dipendente). Non servirà, dunque, aspettare le dichiarazioni dei redditi.

Sarà una misura una tantum, in attesa di tempi migliori per rendere strutturale l'intervento a Natale con l'annunciata detassazione delle tredicesime. E per il 2025 Leo conferma anche l'intenzione di consolidare le tre aliquote Irpef, per «venire incontro al ceto medio» che è quello più in sofferenza.

Nel frattempo, nel decreto Primo maggio sono state approvate altre misure dedicate al mondo del lavoro, a partire dal bonus per le assunzioni di giovani, donne e lavoratori della Zona economica speciale Sud. «Abbiamo previsto - dice il vice di Giancarlo Giorgetti - una serie di interventi molto importanti, come il rifinanziamento della misura Resto al Sud e altri interventi sull'autoimpiego, sul bonus per le donne, per i giovani, per la Zes». Tutte misure che servono a «rafforzare la capacità delle competenze e dell'occupazione e anche il sistema delle imprese», spiega Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr. C'è il bonus giovani, che assicura sgravi contributivi al 100% per due anni (per un massimo di 500 euro mensili) per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani sotto i 35 anni e, nella Zes del Mezzogiorno, anche gli over 35 se disoccupati da almeno due anni. C'è un bonus donne per le lavoratrici svantaggiate, con l'esonero contributivo al 100% per due anni per ogni assunzione a tempo indeterminato. E un bonus Zes, che estende la misura a chi assume nel Mezzogiorno in aziende fino a 15 dipendenti.

Con il decreto Coesione, invece, il governo punta ad accelerare l'attuazione delle politiche di coesione che prevedono per l'Italia 75 miliardi di euro, di cui 43 miliardi di risorse europee. Fondi comunitari che vengono assegnati al Paese ogni sette anni. E che vanno spesi, destinandoli a politiche del lavoro, sociali e di sostegno alle imprese. Una riforma, spiega Fitto, che rientra «negli obiettivi della sesta rata del Pnrr» e che «crea le condizioni per far sì che i diversi fondi» europei «dialoghino tra loro e diventino complementari».

Il ministro si è poi detto ottimista sulla chiusura «entro giugno» dei quattro accordi di coesione con le regioni che ancora mancano all'appello: Campania (che ieri ha ricevuto dal governo un miliardo e 200 milioni per Bagnoli), Puglia, Sardegna e Sicilia.

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