Ecco il dossier dei servizi segreti: «Così coprono la tratta di uomini»

I dubbi degli 007 italiani sulle organizzazioni umanitarie

Stefano Sansonetti

Roma I Servizi segreti italiani sanno dell'esistenza di legami tra trafficanti di uomini e Ong (Organizzazioni non governative) almeno dal 2015. Così come lo sa il Governo. C'è un documento, infatti, che parla chiaro. Per carità, non si fanno nomi di singole organizzazioni. Né si prende in considerazione il caso specifico delle partenze dei barconi dalla Libia verso l'Italia. Ma un dossier esiste, come è in grado di documentare il Giornale, e muove una durissima accusa al mondo delle Ong proprio in relazione al fenomeno dei migranti. Si tratta della Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza 2015, in pratica il Rapporto sull'attività svolta in quell'anno dai nostri Servizi segreti, presentato in Parlamento nel febbraio 2016 dal Governo allora presieduto da Matteo Renzi. Al suo interno c'è un capitolo di 6 pagine intitolato «Dossier migratorio». Il passaggio decisivo, soprattutto alla luce delle polemiche di oggi, è contenuto a pagina 58 della Relazione, in un approfondimento legato alla «diffusione del radicalismo islamico nei Balcani». Il focus è su quell'area attraverso la quale transitano migranti ad alto rischio di infiltrazione jihadista, problema particolarmente sentito nel 2015. A tal proposito il documento parla dell' «attivismo di movimenti» volto «alla costituzione di una strutturata rete di supporto per agevolare il rientro di combattenti dalla Siria e dall'Iraq». Ma seppur in riferimento a una diversa zona di passaggio dei flussi migratori, per la prima volta la Relazione sull'attività dei Servizi segreti dice che tale «fermento organizzativo ha riguardato tra l'altro la costituzione di Organizzazioni non governative da utilizzare come copertura». Un'accusa durissima, che scolpisce con nettezza il nome delle Ong e le collega ai traffici criminali di migranti, addirittura in funzione di copertura. Insomma, è la dimostrazione che certi legami Ong-trafficanti di uomini sono ben noti ai Servizi segreti italiani almeno dal 2015. Ma sono noti anche all'Esecutivo, che ne ha trasfuso le indicazioni nella Relazione governativa depositata in Parlamento nel febbraio 2016. In teoria di tutto questo sono (o dovrebbero essere) informati l'allora premier Matteo Renzi, l'attuale ministro dell'interno Marco Minniti (all'epoca sottosegretario con delega ai Servizi) e l'attuale premier Polo Gentiloni (allora titolare della Farnesina). E del Rapporto, che giova ricordare è stato depositato in Parlamento, dovrebbero essere informati i parlamentari che compongono il Copasir, ossia quello stesso Comitato di controllo sui Servizi al quale ancora oggi non risulta esistere una Relazione sul tema. In particolare era stato il presidente del Copasir, il leghista Giacomo Stucchi, anche in polemica con il suo leader di partito Matteo Salvini, a dire che non c'è evidenza di un dossier dei Servizi sui legami Ong-trafficanti di uomini. Invece quel dossier esiste, eccome. Ieri Stucchi, contattato da il Giornale, ha premesso «che quanto scritto nella relazione riguarda altre situazioni e una diversa zona geografica». In più l'esponente del Carroccio ha aggiunto che «il mio intervento della scorsa settimana aveva solo lo scopo di informare che, dopo aver fatto gli opportuni controlli, avevo verificato che non esisteva alcun dossier dei nostri servizi di sicurezza che attestasse rapporti tra Ong e scafisti libici. Di più non ho detto, di altro non ho parlato e nemmeno potrei farlo».

Ma allora la situazione è un bel po' diversa: Stucchi adesso non può negare, e infatti non nega, l'esistenza di un dossier dei Servizi che puntano l'indice sulle Ong in aree geografiche diverse da quella libica. Ma nel frattempo cosa è successo?

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