Cristianesimo ed ebraismo sono «un'eresia, uno storpiamento del messaggio originario» dei profeti. Ne è convinto Yassine Baradai, segretario generale dell'Ucoii, storica organizzazione che riunisce da molti anni un gran numero di comunità islamiche italiane ed è in ottimi rapporti col governo. Ne è talmente convinto da fare di questo concetto il fulcro di un ragionamento messo nero su bianco nell'ambito di una conversazione dedicata al popolo ebraico (e non solo) Non è una gaffe estemporanea la sua: per Baradai, già leader del centro islamico di Piacenza e poi dirigente del Caim, non ci sono dubbi: «Iddio lo dice chiaramente nel subile Corano». «Nel credo dell'islam infatti questi due credi sono un'eresia». «Se fosse altrimenti - osserva - saremmo legittimati come musulmani a seguire l'ebraismo o il cristianesimo, ma l'islam viene per correggere gli storpiamenti apportati nelle sacre scritture residue (Torah e Vangelo)». «Questo - sottolinea - è un punto del credo molto importante che molti musulmani non hanno ben chiaro».
Era intervenuto, Baradai, per «correggere» (appunto) il discorso di un amico, che facendo riferimento alla festa dell'Ashura - ricorrenza religiosa cara in particolare agli sciiti - ricordava come i musulmani si sacrificassero in questa occasione «per gioire della salvezza che Dio ha donato, per tramite del profeta Mosè - al popolo ebraico. E proprio su questa nozione verte la «rettifica» del segretario Ucoii, intenzionato a spiegare che «era il popolo israelita e non il popolo ebraico che è di più recente nascita». «I figli di Israele - ha spiegato - non erano ebrei». Parole discutibili anche dal punto di vista filologico, probabilmente concepite per essere giocate sul terreno dell'«antisionismo», in ogni caso parole irricevibili nell'ottica di un «dialogo» che i leader musulmani sempre invocano. Un interlocutore gliel'ha fatto notare: «Al posto di storpiamento - ha detto - userei un sinonimo più adatto». E lui ha ribadito: «Ti chiedo scusa. Non era mia intenzione offendere qualcuno, ma illustrare in modo spiccio il credo. Purtroppo - ha proseguito - le differenze del credo spesso possono essere interpretate come offese per l'altro (vedi questione della natura di Cristo - pace su di lui - la concezione cristiana è una vera bestemmia per ebrei e musulmani) ma non per questo dobbiamo celarle». Un approccio davvero «spiccio», forse troppo per chi ha un incarico di tale responsabilità.
E non è un momento facile per l'Ucoii, che due mesi fa è stata travolta dalle parole di fuoco di una figura prestigiosa come Abdellah Redouane, segretario generale della moschea di Roma, che ha denunciato alcune «falsità» e «calunnie», dando apertamente sfogo all'insofferenza che in buona parte del mondo islamico cova contro le pretese egemoniche dell'islam politico. «Il presidente della cosiddetta Ucoii - ha scritto Redouane - ha dichiarato che quest'ultima è da considerarsi la più grande organizzazione islamica in Italia e questa è cosa che esula dalla vera realtà». «Si è cavalcata la pandemia da Coronavirus per fare marketing con continui annunci - ha proseguito - a proposito del fatto che è l'Ucoii a essere intervenuta per risolvere il problema della sepoltura dei defunti musulmani».
E infine ha chiamato in causa il presidente onorario che «mentre invita all'unità, allo stesso va aggredendo le altre componenti islamiche che non hanno altra colpa se non quella di voler uscire dal dominio dei Fratelli musulmani». «Chi è stato ieri in grado di contrastare il progetto Fratellanza musulmana-salafiti - ha concluso - ha risparmiato all'Italia il peggior modello islamico in assoluto».
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