Ecco il metodo Woodcock: il pm e la Sciarelli indagati

La procura di Roma gli contesta il segreto violato su papà Renzi. La compagna giornalista il tramite col «Fatto»?

Ecco il metodo Woodcock: il pm e la Sciarelli indagati

Tanto tuonò che piovve. Henry John Woodcock è indagato dalla procura di Roma per la fuga di notizie nell'inchiesta Consip. La notizia che il pm anglopartenopeo fosse finito nel mirino dei colleghi capitolini circolava come rumor già da qualche giorno nei corridoi degli uffici giudiziari partenopei. E adesso che la procura ne ha informato il ministero della Giustizia, il Csm e la procura generale della Cassazione, è tutto ufficiale. Woodcock, infatti, sarà interrogato in procura a Roma il 7 luglio dall'aggiunto Paolo Ielo e dal pm Mario Palazzi che gli contestano, appunto, la violazione del segreto d'ufficio per aver passato notizie sul caso Consip al Fatto Quotidiano. Con lui, nel registro degli indagati è finita anche la giornalista Rai Federica Sciarelli, compagna di Henry John, che per gli inquirenti avrebbe fatto da «ponte» tra il magistrato e i giornalisti del quotidiano diretto da Marco Travaglio, in quanto avrebbe ricevuto una chiamata dal giornalista del Fatto Marco Lillo il 20 dicembre, giorno del primo articolo su Consip nel quale veniva citato Renzi senior. A Sciarelli, tra l'altro, è stato sequestrato anche il telefono cellulare.

A tirare in ballo per primo Woodcock nell'indagine romana era stato il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, indicando nel pm colui che gli aveva consigliato di dedicare un capitolo dell'informativa su Consip alla presenza - rivelatasi del tutto infondata - di uomini dell'intelligence nei dintorni dello studio romano dell'imprenditore partenopeo Alfredo Romeo. Ma l'autore di quel falso, secondo il teorema della procura di Roma, sarebbe stato solo l'ufficiale. Woodcock, invece, si ritrova nel mirino per lo stesso motivo che portò, a marzo, la procura capitolina a revocare la delega d'indagine sulla Consip al Noe, affidandola al Nucleo investigativo di Roma. Ossia la fuga di notizie diretta ai quotidiani, che più o meno è avvenuta in contemporanea con la trasmissione da Napoli a Roma degli atti dell'indagine su Consip. E, anche se non è certo che gli eventi siano collegati, potrebbe esserci un rapporto tra questo filone e le ultime contestazioni arrivate a Scafarto da piazzale Clodio, relative alla violazione del segreto per aver informato degli sviluppi dell'indagine due ex colleghi del Noe che erano passati all'Aise, tra l'estate 2016 e marzo scorso.

Una bella grana per Woodcock, che si aggiunge al procedimento per incompatibilità ambientale avviato su di lui dal Csm, che ha già ricevuto anche la notifica dell'indagine a carico del pm, mentre il pg della Cassazione ha avviato un procedimento disciplinare a carico di HJW relativo a una presunta intervista rilasciata a Repubblica sui rapporti tra le procure di Roma e Napoli e sulla fuga di notizie.

Sciarelli ha negato ogni coinvolgimento («Woodcock non mi svela nulla delle sue inchieste»), e il magistrato ha detto di avere «assoluta fiducia» nei colleghi romani, rivendicando la propria correttezza e ammettendo di essere «amareggiato»: «Questo per me è un momento molto difficile». Intanto sulla questione è intervenuto proprio Marco Lillo.

Per il giornalista presunto destinatario finale della fuga di notizie, che ha chiesto di essere sentito dai magistrati, «la Procura di Roma ha preso un grosso brutto granchio», perché lui nella telefonata a Sciarelli del 20 dicembre si sarebbe limitato a chiedere dove si trovasse Woodcock, per avere conferma - se a Roma - delle perquisizioni in corso nella sede di Consip.

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