Ecco lo schema: i ministeri top guidati dai tecnici. Polemica di Fi sull'"alto profilo"

Dubbi azzurri sui non politici per Difesa, Economia, Esteri, Interno. Rischiano di rimanere fuori due big come Giorgetti e Crosetto

Ecco lo schema: i ministeri top guidati dai tecnici. Polemica di Fi sull'"alto profilo"

Profili tecnici nelle caselle di prima fascia: è lo schema su cui si ragiona per trovare il punto di caduta nella futura squadra dei ministri del governo Meloni. L'idea sarebbe quella di sbarrare la strada ai leader e ai colonnelli della coalizione nei ministeri pesanti di Economia, Difesa, Esteri e Interno. Le quattro poltrone saranno affidate a personalità estranee al recinto dei partiti. Messaggio che Meloni avrebbe consegnato ai big di Fratelli d'Italia e agli alleati: una mossa che sminerebbe il terreno delle trattative dall'estenuante logica del manuale Cencelli. Sarebbe questo il punto di caduta. Scelta su cui Forza Italia avanza dubbi: «Quella sul profilo dei candidati a ministro è una polemica inventata, stucchevole. Il presidente Berlusconi ha formato e presieduto 4 governi che hanno prodotto risultati senza precedenti e dato lustro all'Italia nel mondo. Ha scoperto e valorizzato talenti e costruito una classe politica che ha fatto crescere e prosperare il centrodestra, che ancora oggi ne costituisce l'asse portante e alla quale anche i partiti alleati hanno attinto e continuano ad attingere per rafforzare i loro gruppi dirigenti», fanno notare fonti azzurre. La prossima settimana sarà quella decisiva, per trovare la quadra con la scelta anche dei presidenti di Camera e Senato. Nel nuovo schema rischierebbero di rimanere fuori due big: Giancarlo Giorgetti, che non figurerebbe nella rosa dei ministri in quota Lega, e Guido Crosetto. Scorporata la quota dei ministri tecnici (Economia, Esteri, Difesa e Interno) lo schema prevede 4 ministeri per Fi, 4 per il Carroccio e 6 per Fdi. Per il Mef in cima alla lista di Meloni ci sarebbe Fabio Panetta, che però rifiuterebbe perché l'Italia perderebbe il posto (occupato da Panetta) nel comitato esecutivo della Bce. Risalgono le quotazioni di Dario Scannapieco, numero uno di Cassa Depositi e Prestiti, e Domenico Siniscalco. Per il ministero della Difesa si punterebbe un tecnico di assoluta fiducia negli ambienti Nato: Luciano Portolano, segretario generale della Difesa. Esteri e Interno sono le due caselle che si incrociano nella partita. Al Viminale la leader Fdi vorrebbe un ex Prefetto, Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto del ministero ai tempi di Matteo Salvini. Il segretario del Carroccio spinge per Giulia Buongiorno. Alla Farnesina potrebbe andare Elisabetta Belloni, oggi al vertice del Dis. Chiusa la partita sui ministeri di primo livello, restano le altre caselle: Sviluppo economico, Giustizia, Infrastrutture, Lavoro, Beni Culturali, Sud, Politiche Ue, Agricoltura, Mezzogiorno. Per queste poltrone sarà applicato il manuale Cencelli. E dunque spazio ai politici. Per Antonio Tajani ci sarebbero due opzioni: Sviluppo economico o Politiche comunitarie con delega al Pnrr. Alessandro Cattaneo è sicuro: «Licia Ronzulli farà parte del prossimo governo» dice a Tagadà. Per la senatrice azzurra si profila la delega agli Affari regionali o Pubblica amministrazione. La Lega, che esclude Giorgetti dalla rosa, punta su Matteo Salvini (Infrastrutture o Agricoltura), Gianmarco Centinaio (Turismo o Riforme) e Nicola Molteni (Infrastrutture). In Fratelli d'Italia si registra il passo di lato di Raffaele Fitto che preferirebbe restare a Bruxelles, sperando di incassare nel 2024 la poltrona di commissario Ue al posto di Paolo Gentiloni. Fabio Rampelli, uno dei colonnelli di Meloni, punta su Beni culturali o Ambiente.

In area centrodestra crescono le quotazioni di Antonio D'Amato, ex presidente di Confindustria. Adolfo Urso è l'unico che potrebbe strappare, in casa Fdi, una delega di peso. Si parla dell'Autorità delegata ai Servizi segreti ma ci sarebbe stata una frenata nelle ultime ore.

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