«Fra domenica e mercoledì inizierà il processo preso il tribunale militare di Bengasi sul fascicolo che riguarda il peschereccio Antartide» dichiara al Giornale Giovanni Lo Coco, responsabile Pesca della Lega in Sicilia e presidente dell'associazione «PrinciPesca», che si sta battendo per la liberazione dei 18 pescatori italiani detenuti in Libia da oltre 100 giorni. «É stato incaricato da novembre un legale di Bengasi con il mandato per l'Antartide, ma pure per chiedere il rilascio di tutti gli arrestati - spiega Lo Coco - Siamo fiduciosi che per l'Antartide si terranno una o due udienze per stabilire la sanzione e la cauzione, che permetta ai pescatori di tornare a casa». L'armatore, Leonardo Gancitano, ammette con il Giornale «che abbiamo imboccato questa strada per disperazione» dopo gli scarsi risultati ottenuti fino ad ora dal governo. Il secondo peschereccio sequestrato è il Medinea. «Noi vogliamo che siano liberati tutti, compresi i pescatori che non hanno la cittadinanza italiana. Poi sarà il tribunale militare a decidere tempi e modi» sottolinea Lo Coco.
La strada parallela alle tante promesse governative, che non hanno riportato a casa i prigionieri, punta a fare tornare i marittimi in Sicilia prima di Natale. L'armatore e Lo Coco sono affiancati dall'avvocato Carola Matta. La regione Sicilia attraverso il fondo solidarietà ha già stanziato 100mila euro per le famiglie dei pescatori e 50mila a testa per gli armatori. Al contrario, ci vorranno mesi per il mezzo milione di euro di «contributi all'impresa di pesca, nei casi di sequestro in alto mare da parte di forze straniere anche non regolari» previsti in un emendamento al decreto ristori del governo.
La delega ufficiale per l'avvocato Ali Belras Ali è arrivata in Libia, via corriere, il 24 novembre. Già prima il legale aveva preparato le carte per la richiesta di «dissequestro e scarcerazione». L'Antartide è accusato di avere violato la zona esclusiva di pesca stabilita in maniera unilaterale dalla Libia. Il tribunale militare dovrà stabilire la sanzione e la cauzione. Un modo per trovare un accordo economico ragionevole, come è già capitato in passato.
E pure in questi giorni per una nave con equipaggio turco, che si era avvicinata troppo alle coste della Cirenaica. Ankara, nemica giurata di Haftar, aveva fatto la voce grossa ed i turchi sono ripartiti dopo il pagamento di una sanzione. «La nave turca è stata rilasciata dopo 5 giorni e noi da 3 mesi aspettiamo i nostri pescatori: è vergognoso» protestano i familiari dei 18 marittimi nei pressi dell'abitazione dei genitori del ministro Bonafede a Mazara.
Guido Crosetto, che è stato
sottosegretario alla Difesa con Berlusconi, ha twittato: «Chiediamo ad Erdogan di liberare i nostri pescatori. I suoi li ha fatti liberare dai libici in 5 giorni». Speriamo che basti l'avvocato libico e una multa che accontenti tutti.
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