John Elkann ricorre al tribunale del Riesame contro i sequestri. E identica «mossa» difensiva arriva dai legali del commercialista Gianluca Ferrero. Istanza presentata ieri mattina dal team di legali che assiste il numero uno di Stellantis - Federico Cecconi, Paolo Siniscalchi e Carlo Re - che quasi sicuramente «non verrà coltivata». Si rinuncerà all'ultimo, ma solo prima - come da prassi - di avere ottenuto una parziale discovery degli atti in possesso della procura di Torino. Tra questi, come già anticipato nei giorni scorsi, ci sono anche le consulenze grafologiche dell'esperta della procura sulle firme di Marella Agnelli su alcuni atti «di rilievo». Consulenze effettuate a partire dalle fotocopie e non sugli originali, ma secondo le quali le firme sarebbero «ragionevolmente» false. Un aggettivo necessario, almeno in attesa di un nuovo «match» con i 14 documenti che la procura sta ancora cercando.
Intanto l'inchiesta si avvale anche di un inventario delle opere d'arte rinvenute nel corso delle perquisizioni. Sono le prime ore dell'alba di giovedì 8 febbraio quando gli agenti del Nucleo Pef della Guardia di Finanza si avviano verso la collina torinese. Destinazione: strada San Vito Revigliasco. Qui, a poca distanza l'una dall'altra, ci sono Villa Frescot, la «reggia» degli Agnelli, e la residenza «anagrafica» del numero uno di Stellantis. I finanzieri entrano e documentano tutto con l'uso di macchine fotografiche e video: statue, arredi e opere d'arte. Identico modus operandi a casa Elkann, fin dentro il caveau. Il perimetro dell'inchiesta è sempre la presunta frode fiscale compiuta in concorso da Marella Agnelli (morta nel 2019) dal nipote John, dal commercialista Ferrero, difeso da Marco Ferrero e Paolo Davico Bonino, e dal notaio svizzero Urs Von Gruenigen, difeso dall'avvocato Francesco Centonze.
Ma l'inchiesta punta più in alto: e cioè a ricostruire «l'effettiva destinazione delle disponibilità finanziarie emerse dall'attività di discovery (..) non rendicontate nella massa ereditaria ed emergenti anche dalle dichiarazioni fiscali presentate da John Elkann Philip». Oltre a, naturalmente, «l'individuazione degli effettivi beneficiari di tali disponibilità, con conseguenti ipotesi evasive ulteriori».
La procura torinese, con l'aggiunto Marco Gianoglio e i sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti, cerca di ricostruire l'intero «patrimonio», anche artistico, di Marella. I risultati dell'ispezione sulle opere potrebbero finire anche sul tavolo dei pm milanesi Cristian Barilli ed Eugenio Fusco, a cui la gip Lidia Castellucci ha ordinato di indagare nuovamente sulle 13 tele milionarie «sparite», sempre secondo Margherita Agnelli, dall'asse ereditario. Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza di Milano ha ascoltato le due governanti-segretarie Paola Montaldo e Tiziana Russi, fedelissime prima di Marella e poi di John. Molti i «non ricordo» delle due testimoni sulla destinazione delle tele che furono trasportate da Roma alle residenze torinesi e poi, è l'ipotesi di Margherita, occultate in Svizzera.
Le stesse Montaldo e Russi sono state raggiunte, giovedì scorso, così come gli indagati e altri, dalla richiesta della procura di Torino di consegnare «documenti attinenti alle indagini, messaggi di testo, messaggi di posta elettronica e file di interesse investigativo nonché altre tracce comunque pertinenti al reato». E verranno sentite a breve nuovamente anche a Torino.
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