Gli espulsi da Grillo attaccano: "Nel M5S l'onestà non esiste più"

Dalla Salsi a De Franceschi passando per Pizzarotti il coro è unanime: "Il motto 'uno vale uno' non significa più nulla"

Gli espulsi da Grillo attaccano: "Nel M5S l'onestà non esiste più"

"Adesso emergono le fragilità di un sistema organizzato sulle clientele. Nel M5S chi appartiene al cerchio magico ha una copertura totale e può agire in modo poco ortodosso. Chi è fuori, anche se si comporta in modo onesto, viene fatto fuori". Così all'AdnKronos l'ex grillina Federica Salsi, espulsa nel 2012 da Beppe Grillo per aver partecipato alla trasmissione televisiva Ballarò, sul caos che ha travolto il M5S nella Capitale. "Uno dei valori cardine del Movimento - sottolinea Salsi - era la trasparenza, ma ora non esiste più: vengono taciute le magagne e ci sono molte situazioni opache. Il M5S millanta onestà e coraggio, mandando allo sbaraglio persone senza alcuna esperienza né competenze solo perché 'onestè, ma in realtà è un movimento che non mette le carte in tavola".

"Non c'è nessuna democrazia interna - spiega l'ex grillina -, in questo senso i problemi ci sono sempre stati e le tantissime espulsioni ne sono la cartina tornasole, anche il Direttorio è stato imposto, con i nomi dei componenti già decisi dall'alto. Il M5s purtroppo più ha acquistato potere e più ha eliminato il confronto con la base. Il motto "uno vale uno" non significa più nulla, adesso il nuovo motto è il Direttorio vale per tutti".

"Ha ragione il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, non si capisce il motivo dell'esistenza del Direttorio: è assolutamente inefficace e il Movimento che conoscevo io non avrebbe mai accettato questo metodo di condivisione in cui il principio "uno vale uno" non esiste più", dice all'AdnKronos Andrea De Franceschi, ex capogruppo in Regione Emilia-Romagna del M5S, espulso da Beppe Grillo nel 2014 perché condannato in primo grado da parte della Corte dei Conti per le cosiddette interviste a pagamento in Tv, in cui furono coinvolti i gruppi di partito in Regione Emilia-Romagna. Contro quella sentenza pende ancora un ricorso in appello. De Franceschi, alla notizia dell'informazione di garanzia a suo carico, era stato immediatamente sospeso dal Movimento. "Il Direttorio - accusa - finora non ha portato nessun beneficio, quando Pizzarotti ha chiesto di incontrare Di Maio, lui neanche ha risposto. In realtà sembra che a decidere continui a essere la ditta Grillo-Casaleggio".

"La coerenza e l'uguaglianza erano un punto cardine del M5S - sottolinea l'ex grillino - ma c'è stata, in questo senso, una deriva lenta e inesorabile. I rischi di questa deriva li abbiamo denunciati più volte quando eravamo nel Movimento, io e tanti altri. Ma ci dicevano che così facevamo il gioco del Pd e che non capivamo lo spirito del M5S. Ora tutti i rischi da noi paventati stanno diventando realtà e ormai nel Movimento a prevalere è la logica del meno peggio; i principi che l'hanno fatto nascere non esistono più. Roma andava presa a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo, lecito o illecito e così è stato fatto. Ma noi dovevamo essere il meglio non il meno peggio". "A controllare il Movimento - conclude - ormai sono poche persone designate dai vertici, a Bologna ad esempio è Massimo Bugani".

Commenta il caos degli eventi romani anche l'ex grillino Giovanni Favia, ex capogruppo in Regione del M5S e uno dei primi epurati da Grillo, nel suo caso per aver denunciato la mancanza di democrazia interna nel Movimento. "Ma quando la base alzerà la testa? Cosa deve ancora succedere per ribellarsi a questa cricca di incapaci e carrieristi?", scrive sulla sua pagina Facebook.

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