Est-Ovest, maxi scambio di prigionieri

La chiave il russo Krasikov. Tornano negli Usa Gershkovich, Whelan e Kurmasheva

Est-Ovest, maxi scambio di prigionieri
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Due colpi di pistola, alla testa e alla schiena, esplosi in pieno giorno in un parco di Berlino. Veniva ucciso in questo modo, nel 2019, Zelimkhan Khangoshvili, un georgiano richiedente asilo in Germania. A sparare, un russo, Vadim Krasikov, arrestato subito dopo. Non un regolamento di conti tra immigrati o criminali, ma un omicidio politico commissionato da Mosca: la vittima era, infatti, un ceceno che aveva combattuto per l'indipendenza della sua terra dalla Russia, da cui era stato classificato come terrorista da eliminare. A sua volta, l'assassino era un agente del Servizio federale per la sicurezza (Fsb), l'agenzia di intelligence interna russa. Condannato all'ergastolo dal tribunale di Berlino nel 2021, Krasikov è tornato in libertà ed è rientrato nel suo Paese. L'agente è tra i protagonisti dello scambio di 24 prigionieri avvenuto ad Ankara tra la Russia e cinque Stati della Nato, tra cui Usa e Germania, il più grande dalla fine della Guerra fredda.

Mediata dall'intelligence turca, l'operazione ha coinvolto detenuti in Usa, Germania, Polonia, Norvegia, Slovenia, Russia e Bielorussia. Tra i rilasciati, l'ex marine Paul Whelan e il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich che, prigionieri nelle carceri russe rispettivamente dal 2018 e dal 2023 con l'accusa di spionaggio, tornano negli Stati Uniti insieme ad Alsu Kurmasheva, reporter con cittadinanza di Usa e Russia. I liberati comprendono oppositori di Putin, tra cui Vladimir Kara-Murza che rientra negli Stati Uniti e Ilja Jashin, nonché il cooperante tedesco Rico Krieger condannato a morte in Bielorussia per spionaggio, terrorismo e mercenariato dopo un processo farsa in stile sovietico, poi graziato. Con Krieger e Jashin sono stati accolti in Germania altri 10 tra tedeschi e detenuti politici russi, con loro ex capo di Memorial. Tutti i rilasciati hanno ottenuto la grazia da Putin.

Oltre a Krasikov sono stati rimpatriati altri sette tra agenti e pirati informatici russi, tra cui la coppia degli «illegali» Artem Dultsev e sua moglie Anna che, arrestati a Lubiana nel 2022, avrebbero operato anche in Italia. Lo scambio di Ankara era stato anticipato da tempo da fonti non ufficiali, secondo cui l'obiettivo originario era ottenere la liberazione dell'oppositore russo Aleksei Navalny con quella di Krasikov. La Casa Bianca ha confermato ieri il tentativo di rilascio di Navalny. Dopo la morte del suo oppositore, molto probabilmente avvelenato in carcere in Siberia, Putin ha alzato la posta. Ora, i fatti di Ankara hanno innescato le polemiche tra chi vi vede una resa dell'Occidente al titolare del Cremlino e chi saluta con gioia la liberazione dei detenuti nelle prigioni della Russia.

In Germania, il governo ha comunicato che la decisione di rilasciare i russi è stata assunta «in stretta e fiduciosa collaborazione con gli Stati Uniti e i partner europei» allo scopo di ottenere la scarcerazione degli «ingiustamente detenuti» sia in Russia sia in Bielorussia. In merito a Krasikov, l'esecutivo del cancelliere Olaf Scholz sottolinea che la decisione di liberare l'agente dell'Fsb «non è stata presa alla leggera». Tuttavia, l'interesse dello Stato tedesco nell'esecuzione della pena dell'assassino è «controbilanciato dalla libertà, dal benessere fisico» e «dalla vita» di quanti erano detenuti sia in Russia sia in Bielorussia da innocenti o per motivi politici. Per il governo tedesco, «il dovere di proteggere» i propri connazionali e «la solidarietà con gli Usa» sono stati «motivazioni importanti». Mentre a Berlino la Cancelleria si esercita in equilibrismi diplomatici, a Washington il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha definito lo scambio dei prigionieri «un'impresa diplomatica», che ha posto fine alla «agonia» dei detenuti.

A Mosca, Putin può vantare un duplice successo, tanto più importante a fronte delle difficoltà che le truppe russe incontrano nella guerra in Ucraina. Sul piano interno, il titolare del Cremlino può presentarsi come colui che ha ottenuto la liberazione di otto connazionali (dieci con i figli dei Dultsev rimasti in Slovenia), tra cui un operativo di quello stesso Fsb di cui è stato direttore nel 1998-1999. Un risultato importante anche per rinsaldare il morale nel servizio, minato dagli insuccessi nella preparazione dell'invasione dell'Ucraina, nonché da espulsioni e arresti di agenti in diversi Stati.

Sul piano internazionale, Putin può rivendicare una dimostrazione di buona volontà nei confronti dell'Occidente, che la propaganda russa può sfruttare per accrescere all'estero il sostegno al titolare del Cremlino. Soprattutto, Putin ha dimostrato di poter ricattare la comunità degli Stati che si oppongono al suo autoritarismo, arrestandone i cittadini in maniera arbitraria. Una prassi che potrebbe continuare.

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