Ettore Rosato. Alla fine, sono state confermate le previsioni delle ultime settimane: è lui l'uomo scelto da Matteo Renzi per sostituire Roberto Speranza come capogruppo alla Camera. Una scelta che sarebbe dovuta avvenire già prima delle elezioni Regionali ma che si è preferito rimandare a dopo i ballottaggi per non turbare la tornata elettorale. A urne chiuse, dopo vari ripensamenti, Renzi ha deciso di non rimescolare le carte e ha accantonato l'idea di spostare Lorenzo Guerini dalla vicesegreteria del partito al ruolo di capogruppo.
Rosato è un triestino che ha lo stesso percorso politico di Renzi: prima nella Dc, poi La Margherita e infine il Pd. Da sempre vicino ad Areadem, la corrente del ministro della Cultura Dario Franceschini, col tempo Rosato è diventato uno degli uomini più stimati dal premier che, nel presentarlo, lo ha definito "il candidato naturale in una logica di continuità". Fino alle dimissioni di Speranza, infatti, Rosato è stato vicecapogruppo e poi ha preso le redini del gruppo pro tempore in attesa del voto di oggi. Guardando la mappa delle correnti interne al Pd, in un primo momento, era difficile ipotizzare che i franceschiniani otenessero la guida di entrambi i gruppi del Parlamento, dato che al Senato c'è Luigi Zanda, ma la Camera ha logiche tutte sue. Escludendo che la minoranza (bersaniana e cuperliana) non poteva ambire a un tale ruolo né lo voleva, restava da scegliere tra i renziani, i bersaniani dialoganti di Area Riformista e i franceschiniani. Eleggere un renziano doc sarebbe stato complicato perché avrebbe diviso ulteriormente il gruppo e probabilmente avrebbe fatto nascere invidie e gelosie nell'unica corrente veramente fedele al premier, mentre scegliere un esponente di quei bersaniani che per il voto sull'Italicum e sulla Buona scuola non hanno voluto seguire la linea dura di Speranza sarebbe stato altrettanto rischioso e divisivo. Rosato, invece, alla fine, mette d'accordo tutti perché non scontenta nessuno e i "bersaniani responsabili" si potrebbero accontentare del vicecapogruppo che potrebbe essere Matteo Mauri.
Le uniche note di dissenso sono arrivate dal solito Alfredo D'Attorre, ma sul metodo e non sul nome: "Il problema non è la figura di Rosato. Per quanto mi riguarda non ho nessuna preclusione verso di lui. Il problema è l'assenza di qualsiasi discussione su delle ragioni, come la fiducia sull'Italicum, che hanno prodotto profonde divisioni nel gruppo".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Stefano Fassina, l'altro dissidente preso di mira da Renzi oggi: "Dopo le dimissioni di Speranza non abbiamo discusso delle ragioni profonde della sua scelta e dopo un risultato elettorale così preoccupante non abbiamo parlato delle ragioni vere di questo voto, che, secondo me, sono connesse alle dimissioni dell'ex capogruppo. Ora si fa precipitare tutto nella selezione di un nome. Ascolterò la relazione del presidente del Consiglio e verificherò se ci sarà un segnale di inversione di rotta"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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